Ludmilla Radchenko, moglie di Matteo Viviani, iena e autore del servizio che poi ha portato al suicidio di Roberto Zaccaria – 64enne che si era finto una ragazza di vent’anni e aveva adescato sui social un suo compaesano, che poi si era ammazzato a sua volta quando era terminata la loro relazione – ha risposto per le rime sui social a Selvaggia Lucarelli, la giornalista che per prima si è occupata di puntare il dito contro il modo di fare giornalismo del programma di Italia Uno.
La modella, pittrice e attrice russa, che non ha usato parole per niente carine nei confronti della giudice di Ballando con le stelle, però, con la difesa del marito è anche andata incontro a diversi commenti negativi sotto la foto del ragazzo che, più di un anno fa, si era tolto la vita.
Radchenko difende Viviani dalle accuse di Lucarelli sul modo di fare giornalismo delle Iene
Troppo spesso, i verdetti e le sentenze che dovrebbero essere emessi dalle aule di un tribunale diventano il pane quotidiano di tanti appassionati di noir di casa nostra che, da davanti a una televisione, parteggiano per l’una o l’altra parte senza avere in mano nient’altro che ricostruzioni parziali, quindi ben lontane dalle carte che riempiono pm e affini per giudicare un imputato, o molto più spesso un indagato, colpevole o innocente.
Non è una pratica solo italiana, ci mancherebbe, ma da noi, diciamolo, è abbastanza diffusa. E rientra nel costume per cui, se a impazzare c’è una pandemia, ci sentiamo tutti dei virologi esperti, quando c’è una guerra sappiamo meglio di chiunque quali sono le strategie giuste da attuare, e quando perde l’Italia ci sentiamo tutti migliori del commissario tecnico di turno o dell’attaccante che ha sbagliato il gol decisivo.
Poi ci sono le vite delle persone. Che possono avere sbagliato, o lo hanno fatto sicuramente, ma che contano esattamente quanto le altre, ovvero di quelli che non lo hanno fatto. Il caso che sta tenendo banco ora, quello di Roberto Zaccaria, 64enne che si è ucciso dopo essere finito nel trita carne delle Iene, ne è la dimostrazione lampante.
Per farla breve: due anni fa, un operaio in pensione di Forlimpopoli aveva adescato sui social un suo compaesano 23enne fingendosi Irene, una ragazza di 20 anni. Da Facebook, si era facilmente passati a Whatsapp con tanto di scambio di foto, ma non di audio. Insospettito dal fatto di non aver mai sentito la voce della sua amata, quindi, e anche per aver trovato in rete degli scatti della stessa, il giovane aveva iniziato a fare pressioni per avere un incontro. Che non è mai avvenuto perché la sedicente Irene aveva troncato la relazione, mandando nella disperazione più totale Daniele, che a settembre del 2021 si è ammazzato, lasciando una lettera ai genitori e al fratellino.
Un anno e oltre più tardi, dal programma di Italia Uno hanno fatto riemergere il caso, accusando Zaccaria di essere l’artefice della morte del suo compaesano nonostante, di fatto, la procura di Forlì lo avesse condannato solo a una multa di 825 euro per il reato di sostituzione di persona, non quindi per il suicidio vero e proprio, considerato “morte in conseguenza di altro reato“.
Che si possa essere un buco normativo sulla questione non è certo una novità, lo è il fatto che, con il loro servizio, firmato da Matteo Viviani, le Iene abbiano effettivamente portato al suicidio un’altra persona che è stata vittima di odio non solo sui social, ma anche per le strade di Forlimpopoli.
A questo punto della vicenda, è entrata in scena Selvaggia Lucarelli, la giornalista che, dalle pagine di Domani e prima su Twitter, ha puntato il dito contro il modo di fare giornalismo della redazione di Mediaset che ha reso facilmente identificabile il carnefice poi diventato vittima. Nel suo editoriale, ha anche rincarato la dose spiegando che Viviani non era nuovo a queste dinamiche, avendo già portato al suicidio un prete accusato di abusi.
Aspettare un uomo che ha pagato il suo debito con la giustizia sotto casa. Un uomo che sta spingendo l’anziana madre che grida “aiuto” su una carrozzina. Rendere riconoscibile lui, la sua casa. Il suicidio. Il metodo Iene, ancora una volta, senza pietà. https://t.co/x0A7jjXF9r
— Selvaggia Lucarelli (@stanzaselvaggia) November 8, 2022
Ecco, da qua le parole della moglie della Iena, la modella russa, Ludmilla Radchenko, che non ci è andata per niente leggera con la giudice di Ballando con le stelle. “Cara Selvaggia Lucarelli, non vedevi l’ora di rovesciare una secchiata di m su mio marito, vero? Ecco, è arrivata la tua occasione“, ha iniziato su Instagram prima di definire Lucarelli un “personaggio squallido“.
Poi l’elogio al lavoro di Viviani, “che si batte per la giustizia, alza il c… e va a fare le indagini, si impegna a salvare le persone, vite in difficoltà, fa beneficienza, spende il suo tempo personale per dargli il supporto. Lui è l’uomo più corretto e affidabile di questa terra“, e anche a quello del programma.
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I commenti sotto il post di Radchenko non sono tutti a favore di Viviani
Dei 553 commenti apparsi sotto il post di Radchenko contro Lucarelli, spunta prima quello della diretta interessata che ha chiesto alla modella e pittrice russa perché se è tutte quelle “cose brutte (magari lo deciderà un giudice eh)” viene invitata alle sue mostre “dicendomi che avresti piacere al di là degli scontri con tuo marito?”, a cui ha risposto spiegando che ora verrà cancellata dall’elenco e che “il veleno non sta bene nel mio mondo colori“.
Ma ce ne sono anche altri che vanno contro il pensiero della moglie dell’inviato delle Iene. Per esempio, c’è chi dice che il marito dovrebbe ammettere di aver sbagliato. O chi dice che “con tutto il rispetto e l’educazione, mi permetto di dire che non è tutta la verità quella che viene tirata fuori ma che, come sempre, è solo la verità che si vuole far conoscere“, ha iniziato un utente spiegando poi che alcuni servizi dovrebbero essere evitati. Stesso avviso di un’altra persona che ha detto che bisogna “fare una differenza tra fare informazione e fare il giustiziere“.
Insomma, sono con Lucarelli, anche se per molti la giornalista rimane una persona che sputa sentenze, cattiva e che si attacca a tutto pur di far parlare di sé. Noi non vi chiediamo da che parte stiate, tuttavia è davvero così difficile lasciar fare alla giustizia il suo corso?