La Radioterapia stereotassica è una tecnica innovativa per il trattamento dei tumori, permette di indirizzare con precisione millimetrica sulle cellule da trattare alte dosi di radiazioni, pur garantendo una tossicità ridotta. Questo comporta non solo un risparmio dei tessuti sani circostanti il cancro, ma consente di ridurre il più possibile gli effetti collaterali dovuti alla terapia oncologia, nonché diminuire la durata del ciclo di trattamento per la guarigione dai tumori.
Ci ha parlato della radioterapia stereotassica Piercarlo Gentile, direttore medico del centro di radioterapia ad alta specializzazione Upmc San Pietro Fbf e responsabile della Radioterapia dell’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma in occasione di un simposio patrocinato da Estro – Società europea di radioterapia e oncologia e da Airo – Associazione italiana radioterapia oncologica, dedicato alla discussione di tecniche di radiochirurgia intracranica e radioterapia stereotassica corporea nel trattamento di 5 diverse patologie: meningioma, recidiva del testa-collo, recidive macroscopiche post-chirurgiche della prostata, tumori della prostata, tumore localmente avanzato del pancreas.
Recenti studi hanno evidenziato che la radioterapia non solo è efficace, ma è anche sostenibile dal punto di vista economico, cioè ha un buon rapporto costo-beneficio. Quindi – osserva Gentile – è stata ipotizzata una maggiore diffusione di questo tipo di terapia nel mondo. Purtroppo: “La radioterapia stereotassica non può essere impiegata per tutti – precisa Gentile – viene indicata prettamente per lesioni piccole in aree particolarmente a rischio. Ma oggi è sempre di più una tecnologia che viene utilizzata grazie all’aumento e alla distribuzione dei centri di alta tecnologia in Italia. Oggi – prosegue l’esperto – il 50% dei pazienti che hanno una diagnosi di tumore probabilmente effettuerà un trattamento di radioterapia oncologia. Nel 2030 si stima che saranno 25 milioni i nuovi casi all’anno nel mondo, quindi sicuramente avremo un richiesta sempre maggiore”.
In futuro, quindi, avremo un’integrazione maggiore della radioterapia con la chemioterapia e le chirurgia in ambito oncologico: “Specialmente per quei pazienti che non possono essere sottoposti a un trattamento chirurgico è spesso una alternativa – sottolinea l’esperto – perché rispetto alla chirurgia ha una minore invasività e quindi è meglio accettata. La chemioterapia, invece, solitamente precedeva i trattamenti di radioterapia. Attualmente attraverso varie ricerche, sta emergendo una sinergia tra la terapia stereotassica e i nuovi trattamenti chemioterapici che sembrerebbe favorire le risposte della immunoterapia attraverso un effetto chiamato ‘Abscopal’, ovvero la capacità di innescare le difese immunitarie proprie dell’individuo che daranno una maggiore risposta anche nei trattamenti sistemici che seguono la radioterapia”.
“In Italia Upmc ha iniziato la propria attività con i trapianti, creando l’Istituto Mediterraneo Trapianti di Palermo, e ormai più di 5 anni fa a Roma ha implementato il centro di radioterapia al Fatebenefratelli, che ha portato nella capitale uno dei trattamenti più avanzati nel campo della radiochirurgia – ricorda Bruno Gridelli dell’Università di Pittsburgh e dell’Ismett Palermo – Sono stati curati migliaia di pazienti con ottimi risultati e, in questo campo, Upmc sta creando e aprendo nuovi centri di radioterapia, attualmente in Campania, ma ci sono programmi per aprire altre strutture nel centro e nel sud Italia”.
“I benefici di far parte di un network oncologico come quello di Upmc – evidenzia Gridelli – sono legati al fatto che la medicina, e in particolar modo le cure del cancro, sono sempre più complesse e avanzate, e quindi è necessaria la competenza di varie figure professionali di altissimo livello. A Roma, ad esempio, la scelta delle cure di ogni singolo paziente viene fatta in collaborazione con i medici di Upmc a Pittsburgh. Questo garantisce che sia messo a loro disposizione il livello di competenza ed esperienza più ampio oggi disponibile nel mondo”.
L’Università di Pittsburgh è stato uno dei centri pionieri della terapia stereotassica: “Abbiamo cominciato nel 1987 con la ‘gamma knife’ e già del 1999 abbiamo iniziato a praticare la stereotassica che si utilizza adesso – racconta Dwight Earl Heron, Director of Radiation Services, Upmc Hillman Cancer Center (Usa), responsabile scientifico del Simposio insieme a PierCarlo Gentile – Nonostante questo tipo di terapia sia una tecnica relativamente nuova, apprezzo molto tutti gli sforzi che sta facendo il centro San Pietro Fbf per offrire servizi alle comunità del Lazio e delle aree vicine, assicurando a questo bacino di utenza la possibilità di usufruire di ciò che è realmente lo stato dell’arte disponibile oggi nel campo della terapia stereotassica”, conclude l’esperto.
In collaborazione con AdnKronos
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