Le polemiche all’interno di Forza Italia non sono mancate negli ultimi tempi, ma dopo le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria i toni dello scontro si sono alzati. Su tutti spicca la voce di Raffaele Fitto, europarlamentare e tra i più critichi nei confronti della gestione di Silvio Berlusconi. La richiesta di azzerare i vertici e di indire primarie che diano potere decisionale agli elettori è sembrato un affondo nei confronti dell’ex Cavaliere, ma è solo l’ultimo capitolo di una vicenda che lega i due in un rapporto complicato. Entrambi hanno mostrato di avere fiducia e stima reciproca, ma la messa in discussione della leadership di Berlusconi ha scosso dalle fondamenta il partito. Chi è Fitto e qual è la sua storia politica?
Pugliese, figlio di Salvatore Fitto, l’ex presidente della Regione per la DC, inizia la carriera politica dopo l’improvvisa scomparsa del padre, molto giovane, militando sotto lo Scudo Crociato fino all’elezione nel consiglio regionale nel 1990. Con lo scioglimento della DC, entra nel Partito Popolare di Rocco Buttiglione e inizia il percorso a fianco della neonata Forza Italia. Con la creazione del PdL entra ufficialmente nel partito di Berlusconi, diventando con il tempo un punto di riferimento per la Regione fino all’elezione all’europarlamento nel 1999. L’anno successivo rietra in Italia quando vince le Regionali, diventando governatore della Puglia a 30 anni, il più giovane della recente storia italiana. Nel 2005 viene battuto da Nichi Vendola, ma il rapporto con Berlusconi si rinsalda sempre più, venendo scelto come coordinatore regionale. Eletto deputato nel 2006 e nel 2008, viene nominato Ministro per gli Affari Regionali del IV governo Berlusconi; viene rieletto nel 2013 in Parlamento.
Nel 2014 segue la linea politica dell’ex Cavaliere e nel marzo entra nel comitato di presidenza. Sono momenti delicati per la formazione, tornata a essere Forza Italia: la divisione con Angelino Alfano che fonda il NCD, la condanna di Berlusconi per il processo Mediaset e la conseguente interdizione dal Parlamento, le lotte intestine interne al partito.
Fitto viene definito dalla stampa uno dei “falchi” di FI. È tra i più accesi oppositori alla linea del dialogo con il PD di Matteo Renzi voluta dallo stesso Berlusconi e sostiene con forza la necessità di primarie per scegliere il leader del centrodestra. Chiede di rifondare il partito partendo dalla base, tornando in mezzo alla gente, facendosi trovare per le strade, rafforzando la presenza sul territorio: tutte richieste che vengono rigettate dai vertici.
Quando si candida alle Europee, decide di seguire il suo metodo politico con comizi, banchetti, grande presenza sul territorio, una campagna capillare e attenta: viene eletto con 284.547 voti che fanno di lui il secondo candidato più votato in assoluto, dietro solo a Simona Bonafè del PD. La sua elezione dovrebbe mostrare a FI quale debba essere la strada per la ricostruzione, ma il risultato si perde tra mille polemiche e attacchi, fino alle ultime dichiarazioni.
“Sono rimasto al fianco di Silvio Berlusconi nelle ore più delicate, perché credevo e credo nella lealtà, nella coerenza, e soprattutto nella prospettiva di un centrodestra competitivo, vincente e alternativo alla sinistra”, si legge sul suo blog. La sua linea politica però, al momento, non sembra far breccia nel partito e nello stesso Berlusconi.