«Le aziende, anche le start up, per pubblicizzarsi utilizzano gli stessi canali che sto utilizzando io, ma con un dispendio economico considerevole. Io ho la fortuna di risparmiare questi soldi, utilizzando la mia immagine. Perché non lo dovrei fare?» Così Raffaele Sollecito risponde, sulle pagine di PourFemme.it, il magazine femminile di NanoPress.it, a chi lo accusa di strumentalizzare la morte di Meredith Kercher per promuovere la sua star up “Be on memories”.
«D’altronde – continua Sollecito su PourFemme.it – sono diventato un personaggio perché vittima di gente spregiudicata e arrogante che mi ha perseguitato. Quindi non sono io a dovermi nascondere o vergognare, bensì loro».
«Per 8 anni mi hanno tenuto in un inferno: ho fatto 3 anni e mezzo di carcere di alta sicurezza, 6 mesi di isolamento, più 5 gradi di giudizio e quindi 5 processi», spiega Raffaele Sollecito, che aggiunge: «Sono numeri impressionanti, che hanno segnato molto la mia vita e tutta la mia esistenza. In questi anni, se avessi avuto una vita normale, avrei potuto dedicarmi a cose diverse. Come ai videogiochi, che sono da sempre la mia passione».
Conclude Raffaele Sollecito su Pourfemme.it: «Sono stato sicuramente influenzato da quello che mi è capitato, ma oggi posso sfruttarlo per interessi di natura differente».