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Svanire nel nulla, senza lasciare tracce, spiegazioni, lasciando troppe domande senza una risposta, mentre i familiari sono attanagliati dall’angoscia. I casi di persone e soprattutto delle giovani ragazze scomparse in Italia mettono in luce molti di questi aspetti: alcuni sono diventati tristemente noti, la maggior parte rimangono nel limbo, tra la disperazione di chi ogni giorno deve fare i conti con quel vuoto, il senso di impotenza e i tentativi di dare una risposta alla domanda: dov’è? In Italia, secondo i dati del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse si parla di oltre 29mila casi, “29.205 al 31 dicembre 2013, di cui 10.049 italiani e 19.156 stranieri”, come ha ricordato qualche mese fa all’Adnkronos il prefetto a capo dell’autorità Vittorio Piscitelli. Solo lo scorso anno si sono avuti 3mila casi in più rispetto al 2012: sul totale sono 13.286 i minorenni scomparsi.
Ragazze e ragazzi che non tornano a casa dopo la giornata a scuola, che spariscono nel nulla in pochi attimi, giovani che lasciano le famiglie in uno stato di angoscia perenne fino al loro ritorno: tante storie che si intrecciano in una mappa che purtroppo si allarga di giorno in giorno.
Il prefetto ha sottolineato come il fenomeno sia in aumento in questi anni di crisi. Molte persone non riescono ad affrontare la perdita del lavoro, il disagio sociale che ne deriva, ma le motivazioni dietro alla scomparsa di una persona sono molteplici e diverse da caso a caso. C’è l’allontanamento volontario, “causa prevalente” secondo il prefetto, malattie e solitudine, disturbi psicologici e fisici, minori stranieri che fuggono dai centri per cercare di raggiungere altri Paesi. Ci sono poi le “possibili vittime di reati, soprattutto donne”, spiega Piscitelli.
Il Commissario Straordinario è uno strumento importante e fondamentale, ma le risorse non sono sempre sufficienti: la mole di casi è tale che il lavoro dei volontari e dei media rimane essenziale. Oltre ai programmi tv come Chi l’ha visto?, condotto da Federica Sciarelli su Rai Tre ogni mercoledì sera, e Quarto Grado, in onda su Rete Quattro con Gianluigi Nuzzi, sono le onlus a fare molto del lavoro. Una su tutte è Penelope Italia Onlus, associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse, che lavora a fianco delle autorità e dei familiari, con eventi e manifestazioni, pubblicazioni di libri e un servizio di tutela legale.
Oggi le tecnologie utilizzate per le ricerche sono sempre più precise e i protocolli d’intervento vengono affinati di volta in volta. Il fattore tempo rimane però il più importante: avvisare subito i Carabinieri e le autorità della scomparsa è essenziale per poter dare subito il via alle ricerche. “Su oltre 6.700 segnalazioni, pervenute al nostro ufficio sin dalla sua apertura nel 2007, circa il 56% è stato ritrovato in vita”, ha spiegato il prefetto Piscitelli in un’intervista al Tgcom. Rimane ancora molto da fare e per questo il Commissario Straordinario ha messo in campo altre iniziative.
Lo scorso 30 aprile è stato messo online il Registro dei cadaveri non identificati per favorire la diffusione delle informazioni e facilitare così il riconoscimento; a febbraio c’è stata la firma del protocollo d’intesa con la Federazione Italiana Psicologi per i Popoli che da anni si occupa di persone scomparse, per “consolidare l’assistenza psicologica ai familiari degli scomparsi promuovendo specifiche intese tra i prefetti e le articolazioni territoriali dell’associazione e, tra queste e i servizi pubblici locali”, come si legge sul sito del Commissario Speciale. C’è ancora molto da fare ma ogni aiuto può essere importante perché anche una sola ragazza scomparsa possa ritornare a casa.