Una vacanza si è trasformata in un incubo per una ragazzina di 11 anni che ha confidato a un’amica di essere stata costretta dal padre a subire l’infibulazione. La vicenda, svelata dal Gazzettino, è avvenuta tra Vicenza e il Ghana, paese d’origine del padre della piccola. L’uomo ha infatti deciso di sottoporre la figlia a quella che lui ritiene essere una tradizione del suo paese ma che in realtà è una mutilazione genitale, vietata nel nostro Paese. L’uomo, un operaio di 40 anni, risiede da tempo nel vicentino, ma ha voluto imporre alla figlia una pratica terribile: ha organizzato un viaggio durante le vacanze di Natale e l’ha obbligata a subire l’operazione, effettuata anche male visto che, al ritorno in Italia, la piccola ha avuto un’infezione.
La vicenda è stata svelata dalla stessa ragazzina che si è confessata con un’amica e con un’insegnante: a quel punto la maestra ha fatto intervenire la psicologa della scuola e ha avvisato la Procura che ha aperto un’inchiesta per lesioni gravissime.
L’infibulazione è una mutilazione dei genitali femminili che miete ogni anno milioni di vittime tra donne e bambine. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che siano già 130 milioni le donne che hanno subito l’operazione e che ogni anno 3 milioni di ragazze siano a rischio.
L’intervento consiste nell’asportazione del clitoride, delle piccole labbra e parzialmente delle grandi labbra: in seguito la vulva viene cucita con sutura o spine, lasciando aperto solo un piccolo foro da cui espellere urina e sangue mestruale. In seguito, le gambe vengono legate per accelerare il processo di chiusura. Dopo l’operazione, la donna non potrà mai provare piacere durante l’atto sessuale e ogni parto mette a rischio la vita del bambino e della madre. Il 6 febbraio si celebra la giornata mondiale per la lotta alle mutilazioni genitali femminili.