Angela ha 17 anni e non dimenticherà mai l’incubo nel quale è stata fatta sprofondare dalle persone che avrebbero dovuto avere cura di lei, la madre e il patrigno. Angela è il nome di fantasia che utilizziamo per tutelare l’identità di questa studentessa genovese violentata al termine della festa per il suo diciassettesimo compleanno.
I fatti sono accaduti nella notte dello scorso 4 dicembre. I suoi carnefici sono il patrigno e la madre 38enne che, dopo averla fatta ubriacare e stordita con psicofarmaci, l’hanno stuprata. “Lei era accanto a me, mi teneva ferma. Mi diceva che sarebbe stato per una volta sola. Lui mi violentava senza fermarsi”, questa la terrificante testimonianza resa da Angela agli investigatori.
Sulla base di questi racconti sia la madre che il patrigno sono stati arrestati.
La madre e il patrigno sono entrambi di origini sudamericane, ma lui è ancora un extracomunitario mentre la madre ha ottenuto la cittadinanza italiana.
Questi i messaggini scritti ad Angela dalla madre: “Mi merito assolutamente di andare in galera per quello che ho fatto. Però le tue sorelle che colpa hanno? […] Se ci denunci si saranno conseguenze, lui rischia di perdere il permesso di soggiorno […] Ti avevo detto di farlo una volta sola con lui che poi ti avrebbe lasciato stare”.
Anche il patrigno ha inviato dei messaggi ad Angela dopo la violenza: “Ti voglio rivedere, pensa a quel momento in cui ti stavo abbracciando tutto il corpo”.
Angela ha impiegato due giorni a trovare il coraggio, poi si è confidata con due persone di fiducia: la moglie del pastore protestante della sua parrocchia e un agente di polizia penitenziaria che abita nel suo palazzo.
Dalle indagini è emerso come il patrigno fosse abituato a girare nudo per casa e molestare le altre figlie minorenni.
La madre poi avrebbe somministrato a tutte le ragazzine prodotti anticoncezionali senza consultare il medico.
Il Tribunale dei minorenni ha trasferito le altre figlie della donna in una casa protetta. La coppia è stata denunciata per violenza sessuale di gruppo.
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