Virginia Raggi chiede lo stop dei migranti a Roma e il Viminale risponde: fate il vostro dovere, ne potete accogliere di più. Nel mentre, Beppe Grillo si scaglia contro i campi rom e promette il pugno duro contro la micro criminalità, le aeree abusive e le tendopoli. Il flop alle ultime elezioni amministrative ha portato a un cambio di rotta nella politica del M5S in tema di accoglienza se, come ricorda il Corriere, solo un anno fa la giunta Raggi chiedeva più migranti di quanto le spettassero. La risposta del ministero, anticipata da Repubblica, è chiara: Roma ha già preso quei soldi e comunque anche la Capitale deve fare la sua parte, visto che potrebbe accogliere almeno 2mila persone in più. A cosa è dovuto il cambio di rotta, se davvero c’è stato, nel M5S?
Il dato da cui partire è la tempistica degli annunci di Raggi e Grillo. Le elezioni amministrative dell’11 giugno si sono rivelate un disastro per il M5S che, un anno dopo la conquista di Roma e Torino, non è arrivato a un solo ballottaggio importante (escluso Asti) e anzi si è visto scavalcare dai “dissidenti” interni, come Federico Pizzarotti a Parma.
A distanza di 24 ore la sindaca grillina della Capitale scrive una lettera al prefetto Paola Basilone in cui chiede basta migranti a Roma. “Trovo impossibile, oltre che rischioso, ipotizzare ulteriori strutture di accoglienza, peraltro di rilevante impatto e consistenza numerica sul territorio comunale“, scrive la prima cittadina. Visto che “Roma è sottoposta a una forte pressione migratoria e così non si può andare avanti“, continua Raggi in un post su Facebook, “mi auguro davvero che il Governo tenga conto di queste mie parole e chiederò un incontro al responsabile del Viminale per intervenire sul tema degli arrivi incontrollati“.
Il tempo di pubblicare tutto sui social che arriva anche il blog di Grillo con un post dal titolo “Tutta la verità sui campi rom“, a firma generica Movimento 5 Stelle, in cui si accusano le classi dirigenti del passato di aver fatto poco sul tema sicurezza e si invoca il pugno duro contro i campi rom.
“Questa storia si chiude qua. Ora a Roma si cambia musica. Chiusura dei campi rom, censimento di tutte le aree abusive e le tendopoli. Chi si dichiara senza reddito e gira con auto di lusso è fuori. Chi chiede soldi in metropolitana, magari con minorenni al seguito, è fuori. In più sarà aumentata la vigilanza nelle metro contro i borseggiatori“, si legge nel post in cui si identificano già i primi campi da chiudere, quelli della Monachina e La Barbuta, per un totale di 700 persone.
Tanto è bastato perché da più parti si gridasse alla svolta del M5S sul tema immigrazione e accoglienza per far dimenticare il flop delle elezioni. Tra questi Matteo Renzi. “Sono le classiche dichiarazioni a presa in giro degli italiani. Io l’ho smontato un campo rom a Firenze e so cosa significa. Serve costanza, fatica“, ha dichiarato il segretario PD a Repubblica Tv. “Grillo in questo momento ha un problema: si sta accorgendo che la realtà è più complicata del blog e la politica più difficile di un algoritmo“.
La difesa d’ufficio per Raggi è arrivata da Luigi Di Maio. “Sottoscrivo in pieno la lettera di Virginia Raggi al Prefetto di Roma in cui chiede una moratoria sui nuovi arrivi di migranti nella Capitale. Ormai il Paese è una pentola a pressione. Non possiamo pensare di affrontare questo fenomeno nei nostri confini. O l’Europa si sveglia e comincia a redistribuire per quote in altri Paesi tutte queste persone o qui salta il coperchio“, ha dichiarato il vicepresidente della Camera che ha poi attaccato il ministro Marco Minniti, “fuori dal mondo, come il PD” con la politica di redistribuzione dei migranti.
La questione è però prettamente politica e riguarda il futuro del M5S più che il presente di Roma o la cosiddetta “emergenza migranti”.
I numeri dei migranti a Roma
Come tutti i media nazionali stanno ricordando e come lo stesso Viminale ha risposto a Raggi, Roma accoglie meno persone di quante dovrebbe. Il nuovo piano accoglienza varato dal ministero prevede delle quote di persone da accogliere in percentuale alla popolazione e soprattutto che a livello regionale si debba avere una quota di migranti pari alla propria quota di accesso al Fondo nazionale per le politiche sociali. Questo perché l’idea è distribuire i migranti sul territorio italiano in maniera il più omogenea possibile, in modo che tutti facciano la loro parte nel gestire un flusso di arrivi che non accenna a fermarsi.
In base alle normative vigenti, secondo i calcoli pubblicati da La Stampa, Roma dovrebbe avere 7.250 migranti in base alla quota dei 2,5 ogni mille abitanti stabiliti dalla norma Alfano, mentre in città ci sono 4.694 stranieri ospitati di cui 2.367 negli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ovvero una rete composta da enti locali e associazioni non governative) e 2.327 nei Cas (i Centri di accoglienza straordinaria della prefettura).
Da qui la risposta del Viminale anticipata da Repubblica. Gli sbarchi non si fermano, specie quelli dei minori stranieri non accompagnati (un rapporto di Save The Children indica che dal 2011 al 2016 sono triplicati i minori e quadruplicate le ragazze under 14 arrivati soli in Italia) e tutti possono e devono fare di più. Se Milano e provincia possono arrivare a 5mila persone, “Roma e provincia devono trovare posto a duemila migranti in più“.
Diverso è il caso degli hub per migranti, cioè luoghi di prima accoglienza per cittadini stranieri richiedenti asilo, che sono strutture di passaggio dove le persone attendono di sapere la loro destinazione successiva. Anche in questo caso l’amministrazione Raggi si era dimostrata contraria al piano del governo. A marzo la Prefettura di Roma aveva individuato due immobili per l’apertura di un nuovo hub in zona Massimina/Casal Lumbroso. Le proteste della popolazione sono state immediate così come la risposta del Comune che si era opposto dichiarando che “un ulteriore carico non sarebbe ammissibile” e che, nel caso, “l’Amministrazione si batterà in tutte le sedi, istituzionali e non, affinché questo non avvenga“.
M5S, l’immigrazione e l’ombra della Lega
Come dimostra la vicenda hub, la giunta Raggi non si è dimostrata aperta all’accoglienza. Stessa cosa dicasi per i campi rom: il 31 maggio Virginia Raggi, insieme all’assessore Laura Baldassarre e alla presidente della commissione Politiche sociali, Agnese Catini, ha presentato alla stampa la delibera comunale per la chiusura dei campi rom, la “mangiatoia di Mafia Capitale“, come li ha definiti la stessa prima cittadina. Ben prima delle elezioni amministrative dunque Raggi tornava su uno dei suoi cavalli di battaglia già in campagna elettorale, cioè l’addio ai campi rom. Grillo dunque non ha cambiato rotta sul tema rom: ha solo colto la palla al balzo per distogliere l’attenzione dal flop elettorale, riproponendo un tema caro a molti e che fa presa sulla stampa.
La questione migranti è più complessa perché qui la politica del M5S è sempre parsa abbastanza ambigua più nei toni che nella forma. Nelle poche uscite pubbliche di esponenti di spicco, come Alessandro Di Battista, si è parlato di difesa dei confini, espatri, controllo dei flussi e simili, ma per opportunità politiche, il movimento non ha mai cavalcato troppo il tema anche per non perdere i voti di tanti elettori delusi dalla sinistra. Ora però la situazione politica è cambiata ed è arrivato il momento di guardare oltre il proprio recinto, puntando verso la Lega Nord.
Ecco dunque che Roma dice “basta migranti”, mentre solo a dicembre Raggi aveva seguito la strada del suo predecessore e aveva chiesto di ospitare più migranti di quanti gliene spettassero. Il Corriere della Sera rivela che la gara pubblicata il 19 dicembre dalla giunta (quindi prima del nuovo piano Minniti), ha riproposto per il triennio 2017-2019 di “accantonare la proporzionalità inizialmente stabilita tra residenti e migranti («250 posti – imponevano i primi decreti ministeriali – per una popolazione superiore a 2.000.001 abitanti») proponendosi per accoglierne moltissimi di più, 2.768“, da sommare “ai 2.581 della finestra precedente, 2014-2016“.
Più migranti significa più soldi che infatti sono arrivati in Campidoglio. La Stampa ricorda che, tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017, sono stati dati a Roma Capitale 2 milioni e 340mila euro per il “Bonus Gratitudine di 500 euro a migrante per i Comuni (2600 Comuni su 8000) che hanno aperto all’accoglienza dei profughi” a cui si aggiunge “il contributo straordinario di mezzo milione di euro” dato a ottobre dal governo.
Perché ora dire basta se si sono già incassati i soldi? Perché le elezioni incombono e sono iniziate le tattiche di avvicinamento alla Lega con cui ci sono molti punti di contatto, come su immigrazione e campi rom. Più che distogliere l’attenzione, Grillo sta lanciando l’esca e non tanto a Salvini ma ai suoi elettori che potrebbero essere attirati dal M5S e dargli la spinta fino al fatidico 40%.