AGGIORNAMENTO 14 APRILE ORE 11.44
La Rai ha confermato il tetto agli stipendi: la riunione dei consiglieri del 13 aprile 2017 ha sostanzialmente approvato il limite massimo dei 240mila euro annui per dipendenti quali manager, collaboratori e consulenti, ma anche per artisti e giornalisti. I primi tagli cominceranno ad entrare in vigore già dal 30 aprile. Antonio Campo Dall’Orto ha provato a chiedere quindici giorni di proroga, ma il Cda ha votato contro non riconoscendo gli estremi per un ulteriore ‘chiarimento’ della situazione.
Cosa succederà in Rai? Un po’ di braccio di ferro ci sarà. Stando alla trasparenza voluta dall’amministrazione, attualmente ci sono 44 dipendenti con stipendi che superano il tetto: 6 di questi guadagnano più di 1 milione di euro, 6 tra 500mila euro e 1 milione, e 32 dipendenti stanno tra 240mila euro e 500mila euro: una spesa pari a 24,3 milioni di euro sulla quale si interverrà pesantemente, ma non senza conseguenze anche nell’immediato.
Campo Dall’Orto e la presidente Rai Monica Maggioni hanno quindi inviato una richiesta urgente di incontro all”Avvocatura dello Stato (che, come vi avevamo riportato, aveva espresso forti dubbi sul tetto di 240mila euro per gli artisti) e al Ministero dello Sviluppo Economico per capire se esistono dei margini di movimento all’interno della legge.
Intanto, in una lunga intervista al Sole 24 Ore, Antonio Campo Dall’Orto ha rilasciato una dichiarazione anche sul tetto agli stipendi per i dipendenti: ‘Se passa l’estensione del tetto agli stipendi degli artisti e non si risolve il discorso legato all’inclusione della Rai nella lista delle Pubbliche Amministrazioni, quella dei prossimi anni sarà un’altra Rai’ ha dichiarato l’ad, sostenendo che in gioco c’è soprattutto la libertà d’impresa e non solo gli stipendi degli artisti. Campo Dall’Orto punta comunque a portare la Rai al centro del sistema televisivo con ‘partner con cui fare accordi, da Sky a Timvision, da Netflix ad Amazon’. Una nuova Rai è possibile?
Aggiornamento a cura di Arianna Galati
Il tetto agli stipendi per i dipendenti Rai è in via di approvazione: forse, almeno, perché il Cda guidato da Antonio Campo Dall’Orto si riunirà oggi 13 aprile 2017, e sapremo presto chi è a rischio addio. La questione del tetto agli stipendi Rai è dibattuta sin dall’approvazione in Parlamento della legge del 26 ottobre scorso, che prevede appunto di non far superare la cifra né a dipendenti, né a giornalisti, né tantomeno agli artisti, e per cui la Rai ha dato mandato dal 23 febbraio di quest’anno con applicazione diretta ad aprile, vale a dire in questi giorni. Rischio addio per conduttori storici, alcuni sibillinamente millantati via social, altri in via di discussione in casa Rai?
In Rai il tetto agli stipendi dei dipendenti è pronto ad entrare in azione, forse addirittura in maniera retroattiva con prelievi forzosi da ottobre ad aprile: chi è a rischio addio, quindi, perché non vuole rinunciare ai compensi d’oro maturati nel corso degli anni?
Leggi: Stop agli stipendi d’oro in Rai, il Senato approva
Stando a quanto affermato da ‘Libero’, potrebbero saltare persino un fedelissimo come Bruno Vespa o il re domenicale Massimo Giletti: e parliamo quindi di giornalisti, non di ‘artisti’ come Fabio Fazio e Carlo Conti che già dallo scorso febbraio erano stati protagonisti di alcuni retroscena riguardanti il loro addio alla Rai. L’unica ad aver espresso parere positivo sul taglio allo stipendio era stata Lucia Annunziata, già da febbraio scorso.
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Antonio Campo Dall’Orto, come riportava Repubblica lo scorso 24 marzo, aveva comunque affermato che il tetto dei 240mila euro poteva essere superato ‘solo in presenza di forti segnali esterni’ non meglio identificati. Il tutto mentre il Parlamento e il Ministero dello Sviluppo Economico lavorano alacremente perché una norma della Finanziaria 2008 possa essere inglobata nella nuova legge sull’editoria e permetta qualche escamotage per salvaguardare gli artisti di casa Rai.
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Il Cda Rai del 13 aprile deciderà definitivamente sul tetto agli stipendi per tutti i dipendenti dell’azienda pubblica; questo nonostante l’avvocatura dello Stato abbia sollevato dei dubbi nell’equiparazione dei compensi tra dipendenti e artisti Rai, considerando le prestazioni artistiche diverse da quelle dei dipendenti interni perché non gravano sul canone e soprattutto ‘i compensi vanno valutati considerando la necessità di garantire alla Rai di operare in regime di parità concorrenziale’, era scritto nel parere. Meno soldi, più probabilità di fuga verso chi paga meglio: dura legge capitalistica di mercato.
Il problema dei compensi in Rai diventa quindi cruciale per il Cda. Certo è che i consiglieri, di fronte ad una legge del Parlamento, hanno ben pochi appigli per opporsi: ma la questione sugli stipendi degli artisti resta ovviamente aperta, perché le migrazioni dei nomi storicamente legati a mamma Rai potrebbero essere una vera e propria emorragia verso lidi più remunerativi, tipo Sky o Discovery oltre alla stessa Mediaset.
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