La tensione tra Israele e Palestina non accenna a diminuire ma, anzi, continuano gli attacchi reciproci e oggi la città di Nablus è stata protagonista di un attacco attuato dalle Forze di Sicurezza israeliane, che ha provocato la morte di 10 palestinesi e cento persone sono rimaste ferite a causa dei conflitti armati scaturiti dopo il raid e i successivi combattimenti.
Le autorità israeliane hanno riferito di aver attuato un attacco a Nablus, con lo scopo di arrestare diversi terroristi accusati della pianificazione di attacchi armati nel prossimo futuro e soprattutto contro le Forze di Sicurezza israeliane o IDF. Questo ennesimo attacco israeliano arriva dopo che le milizie israeliane hanno colpito due campi profughi palestinesi, sollevando il malcontento delle milizie islamiche e soprattutto di Hamas che ha lanciato come contromossa razzi dalla Striscia di Gaza verso il territorio israeliano.
Quello che è successo oggi in Cisgiordania è soltanto l’apice di un’escalation di violenza che si è intensificata nelle ultime settimane e che ha visto l’intervento di una delegazione statunitense ma, anche, una più recente intromissione dell’alto funzionario Koopmans che è il funzionario che si occupa del piano di pace per il Medio Oriente e cercherà di attenuare le divergenze parlando con le fazioni In contrasto.
Le forze armate israeliane hanno condotto un’operazione nella Cisgiordania occupata e attaccato con un raid Nablus. L’attacco ha portato alla morte di dieci palestinesi e moltissimi altri sono rimasti feriti. L’esercito ha fatto irruzione in maniera violenta e con l’utilizzo di veicoli blindati e forze speciali che hanno portato poi allo svilupparsi di scontri violenti e che si sono rapidamente diffusi nella zona
L’obbiettivo dell’attacco è stato quello di circondare un edificio ritenuto il nascondiglio di combattenti palestinesi ricercati ovvero Hossam Isleem e Mohamad Abdulghani che sono poi stati uccisi nel conflitto.
Il gruppo armato Lion’s Den ha rivelato di essersi scontrato con le forze israeliane e di averlo fatto insieme alla brigata ballata precisando che numerosi palestinesi hanno bersagliato con pietre e con ciò che recuperavano intorno a loro i veicoli corazzati, che sono stati impegnati in questa operazione israeliana. Dopo aver compiuto questo attacco il bilancio dei palestinesi uccisi da parte delle forze militari israeliani nel 2023 sale a 61 Di cui 13 bambini.
Lo scontro a fuoco che è scaturito dall’azione militare israeliana ha portato al contrattacco delle milizie islamiche palestinesi le quali hanno inseguito le forze israeliane. Il governo di Netanyahu ha risposto che i palestinesi rimasti uccisi sono per l’appunto morti a causa dell’inseguimento all’IDF.
Oltre alle notizie emerse, che abbiamo citato in precedenza, il Jerusalem Post rivela anche che sono stati arrestati Mohammad Fatah, che si ritiene un membro della jihad islamica palestinese e, oltre a lui, anche Walid Dakhil membro invece dei Lion’s Den. Quest’ultimo è uno dei due terroristi che diede l’ordine di condurre l’attacco terroristico di ottobre, nel quale è stato assassinato Baruch, ufficiale appartenente alle forze di sicurezza israeliane.
Stando a quanto rivelato dai rapporti palestinesi emersi dai media Aslim era un membro del gruppo di Hamas. Durante il raid odierno sono state sequestrate numerose armi da fuoco e munizioni e durante l’operazione nessun membro del personale delle forze militari israeliane è rimasto ferito.
Nell’attacco israeliano sono rimasti uccisi anche numerosi altri cittadini palestinesi, tra cui un anziano di 72 anni ma anche un ragazzino di 14.
Oltre al raid a Nablus si è verificato ha anche un attacco israeliano vicino alla città di Belt Kad l, che si trova vicino a Jenin, dove sono stati arrestati altri sospetti terroristi palestinesi dalle forze israeliane.
Il portavoce delle Brigate Al Qassam di Hamas Abu Obeida ha reagito con una dichiarazione immediatamente dopo aver appreso dell’attacco israeliano e ha riferito in merito: “La resistenza a Gaza sta osservando l’escalation dei crimini del nemico contro il nostro popolo nella Giordania occupata virgola e la sua pazienza si sta esaurendo”.
Dopo questo ennesimo attacco, subito dalla Cisgiordania occupata,i palestinesi hanno iniziato a protestare radunandosi in manifestazioni dove hanno bruciato pneumatici vicino al confine israeliano nel campo di malaka che si trova a est di Gaza City.
Il portavoce di Hamas ha condannato inoltre le azioni attuate nelle ultime settimane da Israele e ha riferito in merito che: “L’occupazione intensifica la sua aggressione contro il nostro popolo assaltando oggi la città di Nablus e assediando i cittadini. Il governo di destra, fascista e sionista è preoccupato di intensificare la situazione sul campo, poiché ha un programma di terrorismo criminale.”
Ma il movimento palestinese della jihad islamica ha avvisato inoltre che: “Noi affermiamo che il sangue puro dei martiri di Nablus non sarà sprecato e che gli obiettivi dell’occupazione dietro questa aggressione falliranno. La resistenza continua e i combattimenti continuano virgola e il nemico deve attendere la risposta della resistenza in ogni momento e da qualsiasi luogo”.
Un chiaro avvertimento che ha destato molta preoccupazione tra le autorità internazionali in quanto nonostante i ripetuti interventi internazionali attuati per cercare di riequilibrare i rapporti tra Palestina e Israele sembra che l’intenzione del governo di Netanyahu sia quella di proseguire nella sua lotta, causando la contro risposta delle milizie della jihad e sembra inoltre che gli animi non riescano a trovare pace o un accordo che riesca a dare equilibrio a questa situazione. Si evince chiaramente che la volontà non sia quella di raggiungere un accordo pacifico.
Il portavoce del presidente dell’autorità palestinese Abbas si è scagliato contro Israele e il raid effettuato a Nablus precisando che il governo israeliano è: “Responsabile di questa pericolosa escalation, che sta spingendo la regione verso una situazione di tensione esplosiva”.
Le autorità israeliane si dicono pronte a ripercussioni da parte del milizie della jihad islamica palestinese e sono consapevoli del dover rafforzare in maniera importante la sicurezza del loro Paese.
Tutto questo purtroppo va a toccare, in realtà, la popolazione israeliana che sta attraversando un momento complicato in quanto il nuovo governo Netanyahu ha messo in campo riforme, che spaziano dall’ambito giudiziario a quello carcerario, e attuando pericolose azioni che minano la quotidianità dei cittadini e fanno riemergere la paura di emarginazione e divisione piuttosto che di coesione e collaborazione tra popoli. Le associazioni per i diritti umane si uniscono alla comunità LGBT israeliana che ha il terrore de tornare ai tempi più bui, data la posizione chiaramente razzista è un è omofoba dell’attuale governo israeliano.
Le riforme proposte hanno destato preoccupazione malcontento, sia nella popolazione che nell’opposizione di Netanyahu, e proprio il leader dell’opposizione Lapid a promosso manifestazioni contro la riforma giudiziaria che regala l’imparzialità dell’Alta Corte israeliana nelle mani delle autorità politiche e governative privando dell’unico organismo al di sopra delle istituzioni.
Anche la questione della a riforma carceraria che prevede la deportazione dei cittadini palestinesi condannati per terrorismo e la privazione della residenza acquisita in precedenza. La preoccupazione globale è quella di un possibile ritorno di un’Intifada palestinese che, dopo le provocazioni continue attuate nelle ultime settimane da Israele, rischia di essere qualcosa di imminente e che porterà alla morte di numerose cittadini innocenti e che non hanno nulla a che vedere con le questioni politiche e religiosa per le quali avvengono gli attacchi reciproci.
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