L’esonero di Claudio Ranieri dal Leicester ha provocato una reazione di indignazione e incredulità generale. Il club inglese è stato accusato di ingratitudine verso l’allenatore che ha fatto la storia. Perché è così: Ranieri ha scritto una delle favole più belle del calcio mondiale, regalando la vittoria della Premier League a una squadra che aveva sempre fatto la spola tra prima e seconda divisione, trascinando nell’olimpo del calcio internazionale un popolo che certi palcoscenici li aveva visti solo nei sogni, portando alla ribalta internazionale la maglia blu delle Foxes.
Insomma, un vero e proprio miracolo calcistico. Come quelli di Cagliari, Hellas Verona e Sampdoria in Italia. Claudio Ranieri merita la gratitudine eterna di tutti i tifosi del Leicester (anche quelli che non sono ancora nati) e una statua al King Power Stadium. Su questo non ci piove. Premesso questo, non ci uniamo al coro di indignazione generale perché l’esonero di Ranieri era inevitabile. La priorità del Leicester City oggi è la salvezza, e il tecnico romano non aveva più in mano lo spogliatoio. Serviva un cambio di rotta per scongiurare il rischio di precipitare dai fasti della Champions League alla Championship (la serie B inglese).
Perché l’esonero di Ranieri era inevitabile?
Ranieri non è stato esonerato, ovviamente, per la onorevole sconfitta di Siviglia all’andata degli ottavi di Champions League. Ha pagato invece un campionato disastroso, che vede le Foxes a un passo dalla zona retrocessione. Quando una squadra va male, si sa, la colpa non è mai solo dell’allenatore, ma è sempre lui a pagare. Chiedete al nostrano presidente mangia-allenatori Maurizio Zamparini.
Dopo 25 partite giocate, questo è il misero bottino del Leicester: cinque vittorie, sei pareggi e 14 sconfitte, 24 gol fatti e 43 subiti. Sia chiaro, nessuno si aspettava il bis, anzi (e di questo parleremo tra poco), ma nemmeno un cammino così catastrofico per una squadra che alla prima apparizione in Champions aveva invece fatto benissimo, vincendo il girone eliminatorio. Il motivo principale per cui l’esonero si è reso inevitabile è che la squadra da tempo non era più con lui, tanto che molti tabloid britannici parlano di tradimento di Vardy e company. Il cambio di rotta era quindi necessario. Doloroso, per certi versi ingiusto, ma improcrastinabile. Il romanticismo è l’essenza del calcio ma arriva un momento in cui i risultati contano di più: meglio retrocedere con Ranieri in panchina, o salvarsi con un altro allenatore? Mettetevi nei panni dei tifosi del Leicester e rispondete a questa domanda.
Non era meglio lasciare il Leicester in estate?
Non era meglio se il tecnico avesse lasciato il Leicester in estate? Se ne sarebbe andato da eroe e sarebbe stato ricordato in eterno solo per la vittoria. Facile parlare con il senno di poi, è vero. Così come era giusto fargli vivere l’emozione della Champions League. Però, obiettivamente, c’era qualcuno che credeva al bis, a un Leicester che potesse lottare alla pari con le corazzate Chelsea, Arsenal e City? Un crollo del genere, in realtà, non era stato pronosticato nemmeno dai più pessimisti. Le avvisaglie di un cammino in salita erano arrivate già in estate, con la cessione eccellente di Kanté, con la quasi cessione di Vardy ai Gunners e con le sonore sconfitte rimediate in amichevole con Barcellona e Psg. Ranieri non si è fatto spaventare, è rimasto al timone di una città che lo ha amato e lo amerà per sempre. Col senno di poi, era meglio andarsene subito, da vincitore. In ogni caso, grazie Claudio per le emozioni che hai regalato a tutti gli amanti del pallone.