Rapporto deficit Pil: cos’è e perché c’è il limite al 3%?

Il rapporto fra deficit e Pil è uno dei fattori importanti dell’economia, che viene spesso tenuto in considerazione da parte degli esperti. E’ fondamentale capire questo elemento, perché esso ci dà delle informazioni importanti riguardo alla relazione che intercorre fra il debito pubblico di uno Stato e la crescita economica del Paese. Ma che cos’è questo rapporto? Lo Stato ha bisogno di soldi per poter pagare le sue spese e questo denaro viene ricavato generalmente dalle tasse.

Può capitare che le imposte che riceve non bastino a coprire i costi sostenuti e quindi è costretto ad indebitarsi. In questo caso si parla di deficit pubblico. E’ stato stabilito che questo debito sostenuto dallo Stato non deve essere maggiore del 3% del Pil. Perché si è scelta questa percentuale?

Il limite del 3%

Tutto è partito dalla Francia. La soglia del 3% sul deficit/Pil è stata elaborata negli anni ’80 da un funzionario del Governo di Mitterand. Si tratta di Guy Abeille. Dopo che i socialisti con Mitterand vinsero alle elezioni del 1981 in Francia, c’era stata la corsa a mantenere le promesse elettorali. Per rimediare a queste spese molto consistenti, avevano aumentato il deficit, che era passato da 50 a 95 miliardi di franchi. Per questo motivo Mitterand incaricò Pierre Bilger, che a quel tempo era vicedirettore del dipartimento del bilancio al Ministero delle Finanze.

L’incarico era quello di trovare una regola, per evitare che le spese pubbliche salissero all’impazzata. A sua volta Bilger contattò degli esperti, fra i quali c’era anche Guy Abeille. Fu proprio quest’ultimo a mettere il paletto del 3% sul Pil, che sostanzialmente, però, nacque senza avere delle basi scientifiche. E’ stato proprio Abeille a spiegare che allora si presero in considerazione i 100 miliardi del deficit pubblico, che corrispondevano al 2,6% del Pil.

Secondo l’opinione degli esperti, l’1% del deficit sarebbe stato troppo difficile da raggiungere, il 2% avrebbe messo il Governo sotto troppa pressione e quindi, per comodità, si è stabilita la soglia del 3%. Non c’è stata, dunque, un’analisi teorica, ma il tutto è nato dal contesto. Questo limite è stato sperimentato in Francia nel corso degli anni ’80 e poi nel 1991 diventò una regola europea, entrata a far parte a pieno diritto nei parametri dell’Unione Europea.

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