Dopo l’attacco attuato da Israele che ha colpito la città di Nablus, nella giornata di ieri, uccidendo undici palestinesi, tra cui un 16enne, le forze Islamiche hanno deciso di passare immediatamente dalle minacce al contrattacco ed diversi razzi sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza verso Israele, che questa mattina ha deciso di contrattaccare colpendo la Striscia di Gaza colpendo siti militari di Hamas.
La situazione è delicata e davvero pericolosa che ha portato delegazioni internazionali ad affrontare l’argomento con le autorità israeliane e palestinesi, ma sembra che non ci siano stati miglioramenti riguardo a una riappacificazione reale tra i due paesi.
L’attacco che ha avuto luogo ieri da parte del governo israeliano ha provocato una reazione immediata da parte delle fazioni islamiche, ma soprattutto una reazione da parte di Hamas che ha dichiarato che i martiri uccisi non sarebbero morti invano. L’escalation di violenza che sta prendendo piede nel territorio del Medio Oriente è qualcosa che preoccupa e che sta degenerando in maniera repentina portando sempre più il paese occidentale alla preoccupazione di un reale conflitto imminente.
Le Forze di Sicurezza israeliane hanno condotto un’operazione speciale nella città di Nablus e nell’attuare il piano designato hanno portato dietro di sé morte e distruzione. Il raid è stato pianificato per andare a colpire i terroristi individuati all’interno di uno specifico edificio di Nablus e, per farlo, Israele ha utilizzato mezzi corazzati e unità speciali per circondare la casa e assicurarsi i sospetti durante l’operazione ovviamente le forze islamiche hanno tentato di resistere all’attacco e hanno inseguito i mezzi colpendoli con qualsiasi cosa trovassero davanti a loro e non soltanto con proiettili e armi da fuoco. La morte degli undici palestinesi a Nablus ha segnato un altro punto focale della nuova escalation.
L’operazione israeliana ha avuto un impatto importantissimo e distruttivo all’interno della città di Nablus e sono state bloccati tutti gli ingressi prima di circondare la casa dove, come sopraccitato, se nascondevano i ricercati Hossam Isleem e Mohammad Abdulghani, che sono stati entrambi uccisi.
Il gruppo palestinese armato Lion’s Den ha dichiarato di aver intrapreso un combattimento a fuoco con le forze di sicurezza israeliane durante il raid insieme alle brigate Balata di recente costituzione.
L’operazione è durata quattro ore durante le quali la fascia di danni arrecata la città di Nablus ed ovviamente anche a cittadini innocenti è stata davvero importante e ha devastato la zona del mercato della cittadina.
Nonostante le dichiarazioni israeliane filmati di sicurezza emersi sul web mostrano chiaramente che l’IDF colpisce due persone in fuga e disarmate appositamente.
i filmati delle camere a circuito chiuso condivisi mostrano chiaramente che sono stati uccisi alle spalle e mentre si recavano in una direzione non sospetta. Il capo infermiere Ahmad Aswad che lavora all’ospedale della città ha riferito che moltissimi cittadini palestinesi feriti si sono riversati per ricevere cure mediche e molti dei quali necessitavano di interventi seri a causa di ferite gravi.
L’uomo ha spiegato all’Associated Press di aver trattato pazienti colpiti al petto, alla testa e anche alle gambe.
Specificando anche che in base alle ferite inferte: “Hanno sparato per uccidere”.
Ha rivelato anche di aver curato un uomo di 61 anni con un proiettile al cuore e dopo averlo estratto per lui non c’è stato niente da fare e nel momento in cui hanno potuto rilassarsi dopo aver prestato aiuto ai pazienti si sono resi conto che era il padre del suo collega ovvero Abdelaziz Ashqar.
Il figlio ovvero Il suo collega Elias Ashqar rimasto sopraffatto e impietrito e Aswad ha riferito che: “Non sembrava di essere nella realtà”.
La zona di Nablus e quello di Jenin sono quelle più colpite dai raid israeliani e dove ovviamente ora si concentra anche la resistenza armata.
La maggior parte dei raid dell’esercito israeliano sono avvenuti a Nablus e Jenin.
La giornalista palestinese Barghouti che scrive per il sito di notizie Mondoweiss ha dichiarato: “la concentrazione della resistenza armata sta crescendo. Anche se (la resistenza) si sta espandendo in altre aree della Cisgiordania, la Fossa dei Leoni e la Brigata Jenin continuano a essere l’epicentro della resistenza armata palestinese e dei nuovi gruppi di giovani che combattono, motivo per cui sono diventati un bersaglio”.
Israele ha conquistato Cisgiordania, Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza attraverso la guerra del 1967 in Medio Oriente, si tratta di territori che i palestinesi vorrebbero poter abitare come uno stato indipendente.
Da oltre dieci anni però i colloqui sullo stato palestinese sono in stallo e non sembra ci siano francamente mai stati, i presupposti per un dialogo pacifico.
Poco prima dell’alba si è verificato un attacco ai danni delle città israeliane più meridionali da parte della Striscia di Gaza da cui sono stati lanciati sei razzi contro le città di Ashkelon e Sderot e altre zone adiacenti la Striscia di Gaza.
Israele ha precisato che i sistemi di difesa aerea hanno intercettato sei razzi di cui uno è impattato in un’area disabitata.
Per il momento nessun gruppo palestinese ha rivendicato specificamente l’attacco di giovedì attuato mediante lancio di razzi dalla Striscia di Gaza.
La decisione di attuare questo attacco è stata presa dopo il raid avvenuto ieri, mercoledì 23 Febbraio, ai danni della città di Nablus.
Dopo la conclusione dell’operazione sono arrivate immediatamente le dichiarazioni della jihad islamica palestinese che ha condannato duramente il raid precisando che si trattava di un crimine gravissimo a cui la resistenza islamica era obbligata a rispondere.
Anche le milizie di Hamas che risiedono nella parte costiera hanno risposto è avvisato tramite il loro portavoce obeida gli israeliani affermando che: “la resistenza a Gaza sta osservando l’escalation dei crimini del nemico contro il nostro popolo nella Cisgiordania occupata. La pazienza sta finendo”.
In risposta ai lanci di razzi avvenuti verso le città della parte più a sud di Israele, le Forze di Sicurezza hanno in queste ore tornato a colpire la Striscia di Gaza e precisamente il centro della città dove ritengono che sia stanziata una base che produce armi per Hamas.
Ma non solo dato che sono stati colpiti anche degli edifici nella parte più a nord della Striscia di Gaza ritenuti luoghi di stoccaggio per immagazzinare armi navali.
Le notizie mergono direttamente da un comunicato che le forze di sicurezza israeliane hanno diramato per spiegare la ragione di questo recentissimo attacco alla Striscia di Gaza.
I militari israeliani hanno precisato che: “Il complesso si trova vicino a una moschea, una clinica medica, una scuola, un hotel e una stazione di polizia. Questa è un’ulteriore prova che l’organizzazione terroristica di Hamas colloca le sue risorse militari nel cuore di una popolazione civile”.
Gli attacchi di questa mattina hanno provocato fumo nero che si è alzato è mostrato in maniera decisa nelle località prese di mira a nord di Gaza City. Sono già apparsi sul web diversi video che documentano l’accaduto.
Escalation di violenza sta peggiorando, di ora in ora, e le risposte pervengono repentine e stanno causando enormi disagi alla popolazione che nel giro di poche settimane ha perso la propria quotidianità e rischia la vita senza in realtà prendere parte alle questioni belliche tra Palestina e Israele.
L’attacco di Nablus di mercoledì ha superato il bilancio dei morti di quello avvenuto lo scorso mese sempre per mano delle forze di sicurezza esecuzione contro il campo profughi di Jenin.
L’escalation sta preoccupando le autorità internazionali che vedono sempre più vicino ai possibile una terza intifada palestinese, che sta prendendo piede da Atene numerose e continua a provocazioni attuate dal governo di Netanyahu nei confronti delle fazioni islamiche.
Netanyahu i suoi ministri hanno deciso di attuare anche una riforma edilizia che prevede nuovi insediamenti consistenti in Cisgiordania e questa nuova presa di posizione ha ricevuto critiche e condanne dalle Nazioni occidentali e anche dagli Stati Uniti.
Il rischio della ripresa di attacchi bomba e kamikaze dopo il continuo perseverare nel rievocare il conflitto del passato è alto e la popolazione sia israeliana che palestinese sarebbe quella che avrebbe il maggior danno e disagio e che perderebbe tutte le conquiste fatte fino ad oggi in termini di equilibrio e coesistenza sul territorio.
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