Una studentessa senegalese di quattordici anni che frequenta un istituto superiore di Pisa è stata vittima di bullismo razzista e offesa con una serie di lettere anonime in cui viene ricoperta di insulti. La ragazzina è tra i primi della classe e probabilmente è proprio questo che fa invidia ad alcuni suoi compagni che hanno pensato fosse giusto insultarla e denigrarla per il suo colore della pelle. I toni dei messaggi sono più o meno questi: ”Non si è mai vista una negra che prende 10 in Diritto. Una negra non può prendere voti alti”, ”Sei negra e perciò non diventerai mai avvocato”. E ancora: ”Sei bella ma sfortunatamente sei nata sporca, con la tua famiglia ve ne dovete tornare al vostro paese. Mica come me che sono di razza pura”. Dopo alcuni ultimi episodi, in cui alla ragazzina sono stati anche rotti quaderni e libri, il padre ha denunciato ai la vicenda ai Carabinieri, che ora stanno indagando per capire chi sono i responsabili.
La ragazzina ha spiegato: ”I miei voti sono abbastanza alti. A Diritto ho il massimo perché è una materia che mi piace e mi trovo bene con la professoressa. Da un mese circa, in coincidenza con la pubblicazione degli scrutini, ho iniziato a ricevere le lettere anonime. In tutto sono state 6, di cui 4 scritte al computer e le ultime 2 a mano su un foglio a quadretti. Sono state consegnate in segreteria e anche ai carabinieri”. ”È una situazione che mi fa stare male perché sapere che in classe c’è gente che pensa queste cose di me è davvero doloroso. Hanno anche scritto che non esiste che una negra possa diventare avvocato”.
Secondo il preside, con molta probabilità dietro a questi gesti di razzismo non c’è una sola persona, quindi il capo d’Istituto pensa che i responsabili siano diversi: ”Certamente si tratta di compagni di classe, sono almeno due, perché senza qualcuno che faccia da “palo” rischi di essere visto mentre lasci le lettere o rompi i libri a scuola”, dice il preside, che assicura che la scuola non tenterà di minimizzare l’accaduto e anzi assicura punizioni severe per i colpevoli, come ad esempio la sospensione e probabilmente la bocciatura.
Lei dal canto suo è decisa ad andare avanti nello studio e nella sua carriera: ”Io non mollo, al mio 10 non ci rinuncio. Pensare che prima di iniziare le superiori nemmeno sapevo cosa fosse. E invece adesso mi appassiona. Sì voglio fare l’avvocato e non saranno quelle persone a fermarmi”. ”Ho fatto tutte le scuole, dalle elementari in poi, qui a Pisa e non ero mai stata vittima di razzismo. In classe tutti dicono di essere dalla mia parte e qualcuno mente. Spero che la scuola prenda provvedimenti. All’inizio credevo fosse una ragazzata ma poi la cosa è diventata troppo pesante. Questo è razzismo, non c’entra l’invidia. Agli altri compagni bravi nessuno manda lettere di insulti”.
Il padre di Aida lavora come operaio, alcuni giorni fa è andato a parlare con la classe della figlia: ”E’ come se foste figli miei”, ha detto. ”È una cosa brutta ma i ragazzi non hanno colpa. Io penso invece ai loro genitori, forse non hanno svolto al meglio il loro ruolo. Fare figli è facile, curare la loro crescita invece è difficilissimo. I giovani sono come un foglio bianco, lo puoi sporcare o ci puoi scrivere sopra bene”.
Nel frattempo sui social network esplode la gara della solidarietà. In decine hanno scritto alla vittima per esprimerle la propria vicinanza.
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