[didascalia fornitore=”ansa”]Daisy Osakue, la giovane atleta di origine nigeriana ferita ad un occhio lanciato da un’auto in corsa a Moncalieri[/didascalia]
A Moncalieri, in provincia di Torino, l’hanno ribattezzata la banda dell’uovo. Ancora non si sa chi c’è dietro ai lanci di uova che hanno ferito anche Daisy Osakue, la giovane promessa dell’atletica italiana di origini nigeriane, ma di sicuro la ragazza non è stata l’unica ad essere colpita, bensì l’ultima. Ma non si sa ancora se gli episodi sono collegati tra loro: in questo caso cadrebbe il movente razziale, a meno che non ci sia dietro un progetto appositamente ideato per depistare le indagini.
Ad ogni modo, come riporta anche Il Giornale, il primo episodio di lancio di uova risalirebbe alla notte tra il 14 e il 15 luglio scorso, quando un pensionato ha denunciato un lancio di uova contro la propria abitazione.
Il 25 luglio, poi, tre donne (non di colore) sono state colpite da uova lanciate da una Fiat Doblò mentre uscivano da un ristorante. Erano le 23,30 e l’auto sarebbe la stessa segnalata nel caso di lancio di uova all’atleta della Nazionale italiana.
Intervistata dal Corriere, che ha sottolineato come nessuno si sia messo a protestare per ”le donne bianche colpite dalle uova”, la signora Brunella ha testimoniato quanto successo davanti al ristorante di via Genova
Parla una delle tre donne bianche colpite dal lancio di uova
Brunella Gambino ha 48 anni e ha raccontato quello che è accaduto a lei e alle sue due amiche mentre uscivano da un ristorante di Moncalieri, lo scorso 25 luglio scorso, dove si erano recate per mangiare una pizza in compagnia. Era, racconta la donna: “Una serata normalissima e dopo cena ci siamo fermate a chiacchierare di fronte all’uscita”.
Erano le 23.30 quando si rendono conto che un’auto coi fari spenti va di corsa verso di loro: “Abbiamo sentito il rombo del motore e poi abbiamo visto questa macchina scura che si dirigeva a forte velocità verso il centro di Moncalieri. Una delle mie amiche è stata colpita al braccio e si lamentava per il dolore”, ricorda la 48enne, che prosegue: “Ci siamo spaventate, non capivamo quello che fosse successo. Abbiamo pensato che ci avessero lanciato contro una bottiglia di vetro. Poi abbiamo capito che si trattava di un uovo, ma era stato tirato con una violenza inaudita […] poi c’è stato il secondo episodio”.
Il secondo episodio si riferisce a un secondo lancio di uova verso il gruppo di amiche, dato che la macchina, una Fiat Doblò, è tornata nei pressi del marciapiede dove si trovavano le tre donne, e in questo caso hanno potuto vedere una persona che sporgeva il braccio fuori dal finestrino e lanciava un altro uovo contro il marciapiede. Indossava un cappellino ma era troppo buio per riconoscerlo. Queste persone devono essere fermate”, conclude la donna.
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