In Italia un reato ambientale viene commesso ogni 43 minuti. Non è lo slogan di qualche pubblicità progresso che vedremo prossimamente sulla televisione di Stato ma l’amara statistica che si rileva da un rapporto del Corpo Forestale nostrano emerso nel corso della presentazione delle attività svolte dal servizio Cites: nel 2010 erano 30 al giorno, questo vuol dire che in 4 anni poco o nulla è stato fatto per migliorare la situazione. Le ecomafie rappresentano ancora oggi uno dei settori trainanti dell’economia sommersa, a tutto danno dell’ambiente e del nostro territorio.
Le violazioni e le illegalità sono molteplici, e riguardano diversi aspetti, ma il Cites si occupa in particolare del traffico illegale di specie animali e vegetali protette o in via di estinzione: sorprendentemente questa tipologia di contrabbando è al quarto posto al mondo dopo quelli di droga, armi ed esseri umani, con un giro d’affari da capogiro stimato in 23 miliardi di dollari. In Italia i reati contro animali e fauna selvatica rappresentano il 22 per cento del totale, e il servizio Cites, acronimo che sta per Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora, ha effettuato più di 68mila controlli nel solo 2014, di cui la maggior parte, circa 66mila, in ambito doganale e più di 1500 sul territorio nazionale.
Ne rapporto della Forestale emergono anche i dati regione per regione: Lombardia e Toscana risultano essere le più controllate con più di 23mila interventi ciascuna: 174 i reati accertati nel 2014, in calo rispetto ai 269 dell’anno precedente. Scendendo nel dettaglio, risultano essere stati posti sotto sequestro 389 animali vivi, 963 animali morti o parti di animali, intese come trofei di caccia o animali imbalsamati, circa 500 chilogrammi di anguille vive, e 10 chili di coralli. Tornando ad aspetti più generali, l’unica buona notizia, diffusa su alcuni giornali qualche giorno fa, è che si stanno facendo dei passi avanti concreti sui contenuti del disegno di legge sui reati ambientali, attualmente in discussione al Senato, in modo da punire severamente chi commette crimini contro la Natura. E chissà che il prossimo anno il rapporto della Forestale non presenti finalmente numeri più consoni ad un Paese che vuole dirsi civile.
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