Dal 5 febbraio, i prodotti raffinati di Mosca sono vietati dall’Occidente, per incentivare la transizione energetica. Tuttavia, questa decisione potrebbe comportare un costo elevato.
Arriva il via per un nuovo embargo contro la Russia. Il 5 febbraio di dirà “stop” a tante importazioni di prodotti raffinati provenienti proprio dalla Russa. Il disel fa parte di questi prodotti del quali siamo ormai dipendenti. Tutto ciò molto probabilmente creerà grossi disagi.
Ci si aspetta infatti una corsa alla domanda che innescherà un meccanismo di aumento del prezzo del prodotto. Vediamo cosa sta succedendo più da vicino.
L‘Europa è alle prese con una crisi energetica dovuta a un nuovo embargo commerciale deciso dall’Unione europea nei confronti della Russia, che prenderà effetto il 5 febbraio. Sarà vietata l’importazione di prodotti raffinati, come olii lubrificanti e diesel. Di conseguenza, mancheranno al mercato oltre un milione di barili di tali prodotti, creando una corsa alla domanda, che comporterà rialzi dei prezzi fino ai distributori, incrementando l’inflazione.
Gli effetti dell’embargo petrolifero russo del 5 dicembre non sono stati significativi sulle forniture e i prezzi del greggio, anche se questi ultimi sono aumentati di recente. La disponibilità di petrolio è tuttora elevata a livello globale, e le pompe russe sono state rimpiazzate senza grandi conseguenze. La situazione è però diversa per i prodotti raffinati: gli occidentali hanno smesso di produrli negli ultimi venticinque anni, puntando su biocarburanti e procedure meno impattanti sull’ambiente.
In sostanza, è una questione che nessuno vuole più affrontare, anche a causa della difficoltà di costruire impianti che soddisfino le esigenze locali. Di conseguenza, in Europa e negli Stati Uniti non sono più stati fatti investimenti in nuovi impianti. Inoltre, ci vorrebbero anni prima che le nuove strutture siano pronte. Ecco perché la Russia, così come i paesi del Golfo, con le loro materie prime e senza opposizione politica o ambientale, si sono assunti l’onere di fornire l’Europa.
La Russia esporta circa 3 milioni di barili di prodotti raffinati o semilavorati al giorno, di cui almeno un milione è gasolio. L’Unione Europea è il principale mercato per le società di Mosca, mentre gli altri vengono soddisfatti da USA, Turchia, Medio Oriente e India. Gli esperti sottolineano che i prezzi medi dei fornitori russi sono oltremodo competitivi, consentendo all’industria europea di contenere i costi finali.
Così, i paesi europei hanno decarbonizzato i loro settori, riducendo gli investimenti in nuovi impianti. Gli impianti più grandi e più efficienti hanno beneficiato di questa tendenza, come la raffineria Saras della famiglia Moratti in Sardegna. Solo la Spagna ha compensato una parte della riduzione con l’aggiunta di nuovi impianti.
Dal 5 febbraio, l’Europa deve adattarsi e trovare nuove alternative ai prodotti russi raffinati. Alcune delle fluttuazioni nei prezzi negli ultimi mesi sono dovute a questa data limite causata dall’aggressione all’Ucraina.
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