Il governo presieduto da Giorgia Meloni, leader di FdI, non si allontana troppo dalle gestioni precedenti (che ha sempre criticato).
Detiene il primato per il maggior numero di decreti legge approvati ogni trenta giorni.
Il ricorso frequente ai decreti legge è una pratica consolidata anche nel governo attuale, nonostante la leader Giorgia Meloni si fosse opposta a tale pratica quando era all’opposizione. In soli sei mesi, il governo della prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana ha già emesso 23 decreti legge, con una media di 3,8 provvedimenti al mese, confermandosi come il governo con il maggior numero di decreti approvati ogni mese.
Nel corso degli ultimi dieci anni, infatti, nessun esecutivo era mai riuscito a far meglio di quello guidata dalla leader di Fratelli d’Italia. Secondo quanto stimato da Openpolis, il governo di Mario Draghi si posiziona subito dopo quello di Meloni con una media mensile di 3,2 decreti, con una differenza di sei decimali in meno rispetto a Meloni e di uno in più rispetto al Conte II, che si classifica al terzo posto. Al quarto e al quinto posto si trovano Enrico Letta con una media di 2,7 decreti al mese e Mario Monti con 2,4. Seguono Silvio Berlusconi con 1,9 decreti al mese, il primo governo Conte con 1,7 e, per ultimi, Renzi e Gentiloni con una media rispettiva di 1,7 e 1,2 decreti al mese.
La premier attuale, che in passato era leader dell’opposizione, ha criticato fortemente i governi guidati dal leader 5 stelle e dall’ex capo della Bce, definendoli i più contestati. Nel 2021, il partito Fratelli d’Italia ha organizzato un flashmob davanti al Palazzo Montecitorio e ha scritto una lettera al presidente della Repubblica per denunciare il basso coinvolgimento del Parlamento nella discussione sulla Manovra.
“Esistono delle garanzie costituzionali”
affermava con forza Francesco Lollobrigida, allora capogruppo alla Camera ed oggi ministro dell’Agricoltura. Le critiche di FdI riguardavano principalmente la mancanza di dibattito in Aula dovuta alle decisioni prese dall’esecutivo, che limitano notevolmente la possibilità dei parlamentari di avanzare proposte di legge, specialmente se appartenenti all’opposizione. Questa pratica, che consiste nell’abuso dei decreti-legge, è stata presto adottata anche dalla stessa Meloni. Non c’è alcun margine di dubbio nelle statistiche parlamentari: delle 19 leggi approvate dal governo dall’insediamento del 22 ottobre 2022, solo 3 sono state proposte dal Parlamento. Queste riguardano l’istituzione di due commissioni, una sulla mafia e l’altra sul femminicidio, e la ratifica del Protocollo aggiuntivo alla Convenzione contro il doping. Le altre 16 leggi sono tutte di iniziativa del governo.
Dei 22 provvedimenti adottati dal governo, ben 14 sono stati decreti-legge, rappresentando quasi la totalità delle decisioni prese. Tra questi, otto sono stati approvati tramite la fiducia, un meccanismo che Meloni e i suoi compagni hanno spesso criticato durante gli anni di opposizione. Infatti, attraverso la fiducia, il governo garantisce la propria sopravvivenza legando la decisione a un provvedimento e limitando drasticamente il dibattito in Aula, lasciando non molto spazio alle modifiche del parlamento, soprattutto quelle delle opposizioni. Nel complesso, il governo ha richiesto la fiducia ben 12 volte, sia per questioni fondamentali come il decreto-legge anti-Rave, che per leggi in cui l’opposizione, in particolare Meloni, ha sempre chiesto un coinvolgimento maggiore da parte del parlamento, come la legge di bilancio.
È indubbiamente difficile che una proposta di legge possa ricevere il via libera da entrambe le Camere in soli sei mesi. Tuttavia, è altrettanto vero che i tempi di approvazione spesso si allungano a causa dell’eccessivo ricorso ai decreti, che intasano le Camere e lasciano poco spazio alle leggi ordinarie. I decreti, infatti, devono essere necessariamente approvati dal parlamento entro 60 giorni, altrimenti decadono. Questa necessità li rende una priorità assoluta nelle discussioni. Le proposte dei parlamentari o quelle di iniziativa popolare sono sempre più penalizzate, poiché i tempi per la loro approvazione si allungano sempre di più. Secondo i dati della legislatura scorsa, in media, una legge di iniziativa parlamentare ci impiega 493 giorni ad essere approvata. Al contrario, una proposta di iniziativa governativa richiede circa la metà del tempo (228 giorni), mentre un decreto-legge solo 43 giorni.
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