Da una indagine condotta annualmente dal centro comune di ricerca della Commissione Europea, l’Italia è il Paese con il numero maggiore di roghi, si stima che nelle aree protette sia stato bruciato quasi un quarto della superficie totale.
Secondo la raccolta dati, iniziata ben 16 anni fa, nel lontano 2006, l’anno scorso, il 2021, risulta essere il secondo peggiore per la comunità Europea per quanto riguarda il numero di incendi.
Dal 2006 il centro comune di ricerca della Commissione Europea si occupa di redigere una relazione annuale circa la raccolta dati sugli incendi boschivi. Dall’indagine emerge che l’anno precedente, il 2021, ha visto la penisola italiana protagonista di numeri maggiori di roghi rispetto agli altri Paesi europei.
A seguire la Turchia, le isole Greche e il Portogallo, specie nel periodo estivo e il mese di agosto che ha evidenziato numeri maggiori. Dai dati del rapporto si evince che i roghi sono stati registrati in 22 su 27 Paesi della comunità Europea.
Si stima che più di 5500 km quadrati di terra siano stati colpiti dalle fiamme; secondo la commissione del centro di ricerca, però, il primato dell’anno peggiore in assoluto lo detiene il 2017, quando a prendere fuoco sono stati oltre 10 mila km quadrati di terreno.
Nella raccolta dati, al momento non emergono, invece, i dati dell’anno in corso, che sicuramente avranno numeri più alti rispetto al 2021.
Dal rapporto della commissione di ricerca, per quanto concerne il 2021, sono stati bruciati 102598 ettari. Un dato che può sembrare alto ma messo a confronto con gli anni passati è sicuramente inferiore rispetto al trend decennale.
La raccolta dati ha registrato che le aree bruciate nei paesi del sud del Vecchio continente sono aumentate rispetto all’anno dell’inizio della pandemia. Il numero totale dei roghi sembra essere calato, quindi si sono registrati meno incendi però dalle dimensioni più vaste.
Rispetto gli anni precedenti il 2021 registra anche un calo delle vittime. Una nota positiva grazie alle misure di prevenzione che sono state attivate e all’intervento degli uomini della protezione civile.
Mancano meno di 60 giorni alla conclusione del 2022, per avere dei numeri ben precisi sull’anno ancora in corso si dovrà attendere il 2023. Secondo la Commissione Europea, da una prima analisi forfettaria, l’anno che ancora deve terminare potrebbe risultare il peggiore di tutti gli altri.
Al momento, pare che risulti essere bruciata una zona di 8600 km quadrati, confermando, anche se non in maniera ufficiale, un numero maggiore di roghi in circa nove Paesi dell’Unione Europea.
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