Attraverso la nuova legge di bilancio, le regole per ottenere il reddito di cittadinanza cambieranno totalmente.
Il sussidio adesso verrà dato soltanto per otto mesi per coloro che sono occupabili al lavoro mentre, nel 2024, verrà eliminato per essere poi sostituito con una nuova misura. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
I cambiamenti del reddito di cittadinanza dopo la nuova legge di bilancio
Il neoeletto governo di Giorgia Meloni ha appena reso pubblico la sua ultima legge di bilancio all’interno del quale ha lasciato largo spazio anche al reddito di cittadinanza.
Attraverso le modifiche, è in previsione un risparmio per le casse dello Stato di 734 milioni nel corso del prossimo anno.
In poche parole si tratta di meno di un decimo della spesa totale che è pari a 8 miliardi.
Tale cifra verrà inserita all’interno di un apposito fondo per una riforma complessiva dedicata al sostegno delle famiglie povere all’inclusione.
In poche parole il reddito di cittadinanza sarà molto più simile al reddito di inclusione.
Attraverso le novità introdotte a seguito dell’approvazione della manovra, il rischio che si corre è che 660 mila occupabili possono non riceverlo più già a partire dal mese di settembre a dicembre del 2023.
Infatti, in base alle modifiche attuate, il sussidio avrà una durata di soli 8 mesi. Si parla quindi di manutenzione straordinaria, una definizione che è stata data dallo stesso Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Tale misure infatti vedrà dei controlli molto più ferrei da parte di coloro che lo percepiscono e che ricevono delle offerte di lavoro.
I cambiamenti del reddito di cittadinanza
Dal prossimo anno, quella fascia di italiani compresa tra i 18 e 59 anni che risultano nella categoria di occupabili ma che all’interno della propria famiglia non hanno un disabile, un minore o delle persone a carico con almeno 60 anni di età, possono ottenere il reddito anche se soltanto per otto mesi a differenza dei 18 attuali.
I beneficiari inoltre saranno costretti anche a prendere parte ad un corso di formazione o riqualificazione professionale.
In caso contrario, il rischio che si corre è quello di perdere il beneficio. Stessa cosa accade anche nel momento in cui si va a rifiutare la prima offerta di lavoro.
Quando si parla di occupabili, si fa riferimento a coloro che beneficiano di tale sussidio e che hanno la possibilità di lavorare.
In base agli ultimi dati condivisi dall’INPS, erano 830.000 coloro che ne beneficiavano tra cui 173.000 che possedevano un reddito di lavoro.
Si tratta di una platea che, in base a ciò che afferma il Fatto Quotidiano, guadagna così poco al punto che il reddito di cittadinanza veniva utilizzato per integrare gli incassi.
Verso quale direzione si è mosso il ministero
Lo scopo del ministero quindi è quello di fissare un tetto all’integrazione così da evitare che questo possa essere cancellato.
Attraverso la proposta portata avanti da Marina Calderone, la ministra del lavoro, i tagli in questioni non andranno a colpire i nuclei familiari in cui sono presenti i figli minori, disabili e anziani a carico.
Infatti, attualmente, si tratta del 35% dei nuclei che attualmente percepiscono il reddito all’interno dei quali è presente un minore, mentre il 18% in cui nella famiglia c’è anche un disabile.
In teoria il taglio dovrebbe portare ad una notevole riduzione offrendo così il sostegno soltanto a 500.000 persone.
È molto importante però ricordare che tre quarti degli occupabili possiede una licenza media e che quindi il 73% di loro non ha nessuna esperienza lavorativa portata avanti nel corso degli ultimi 3 anni.
Sono quindi dei soggetti disoccupati che possono accedere con molte difficoltà ad un qualsiasi tipo di lavoro.
Nella maggior parte dei casi inoltre, l’80% di coloro che riesce a trovare un lavoro, è costretto ad accettare un contratto stagionale o a tempo determinato.
In base agli ultimi dati ricevuti, si tratta del 60% la percentuale di coloro che sono riusciti a lavorare nel momento in cui stavano ottenendo il reddito mentre solo il 67% di loro è stato preso in carico da parte dei centri per l’impiego.
Inizialmente Giorgia Meloni era più che convinta nel cancellare tale sussidio.
In seguito poi la presidente del consiglio ha scelto di cambiare idea tenendo presente i consigli della ministra calderone.
Infatti, l’eliminazione totale della misura, avrebbe causato un grandissimo rischio di tenuta sociale.
In poche parole, senza il sussidio attualmente in essere, la maggior parte dei percettori non sarebbero in grado di trovare lavoro.
Andare ad eliminare totalmente questa misura avrebbe avuto un impatto eccessivamente violento sull’intera economia italiana che nel corso del prossimo anno si troverà di fronte ad un’inflazione tra il 17% di 18%.
È molto probabile che il reddito di cittadinanza possa essere sostituito da un’altra misura simile piuttosto che venga eliminato del tutto.