La misura introdotta nel 2019 dal Movimento 5 Stelle è stata spesso oggetto di dibattito e di progetti di modifica da parte delle forze politiche le quali, anche in questa campagna elettorale, espongono varie strategie per rendere più efficiente il provvedimento.
Il Reddito di Cittadinanza fu approvato con Decreto Legge il 28 gennaio 2019 dal primo governo guidato da Giuseppe Conte e sostenuto da Movimento 5 Stelle, il promotore del sussidio, e Lega.
Innanzitutto alcuni dati che permettano di inquadrare il fenomeno con maggior chiarezza. Il Reddito di Cittadinanza (RdC) nel 2021 è stato elargito a 1.5 milioni di richiedenti, per una spesa pubblica totale di 8,8 miliardi di Euro. Mediamente l’importo ricevuto dai beneficiari è stato di 582€ mensili (con anche significative discrepanze tra percettori singoli e nuclei familiari).
L’aspetto più critico, e criticato, della legge riguarda tuttavia l’ambito delle politiche attive che rientrano nei requisiti di assegnazione. L’opera di Centri Impiego e Navigator (figure appositamente istituite per seguire coloro che fanno uso dell’RdC) hanno fatto sì che solo il 4.2% degli assegnatari trovasse effettivamente un impiego che lo dispensasse dalla sovvenzione statale.
Eppure, come la stessa ISTAT rammenta, quale aiuto puro ai più bisognosi il Reddito ha avuto un ruolo focale, soprattutto durante la pandemia da Covid-19, sostenendo economicamente più di un milione di individui a rischio povertà assoluta.
Il dato legato alle politiche attive è ciò che in effetti motiva il grande dibattito politico sull’effettiva utilità e performatività del provvedimento 5S. Sostanzialmente ogni forza politica ha parlato di modificare il dispositivo istituito nel gennaio 2019, se non addirittura di abolirlo del tutto.
Nella coalizione di Centrodestra ogni gruppo presenta una ricetta differente. La Lega di Salvini vorrebbe distinguere tra chi può lavorare e chi no: ai primi sarebbe fornito un importo ridimensionato e livellato sulla base del costo della vita specifico della zona in cui il richiedente risiede, affidando ai Comuni l’elargizione; per i secondi si predisporrebbe invece una sorta di ammortizzatore sociale unito alla frequentazione di corsi di formazione.
Forza Italia vorrebbe diminuire la platea di beneficiari al fine di destinare i fondi risparmiati ad interventi volti ad aumentare gli importi delle pensioni.
Fratelli d’Italia all’opposto parla esplicitamente di abolire la misura per istituire un nuovo strumento indirizzato esclusivamente alla tutela di pensionati e di famiglie numerose e/o con disabili a carico.
Il Partito Democratico punta piuttosto a rafforzare e correggere la sovvenzione: Letta vorrebbe diminuire il requisito dei 10 anni di residenza in Italia quale fattore discriminante per la richiesta ed aumentare la cifra elargita alle famiglie numerose (attualmente penalizzate rispetto ai percettori singoli).
Azione/Italia Viva non afferma più di voler eliminare il Reddito, bensì vorrebbe: affiancare, per l’ambito delle politiche attive, le agenzie private ai Centri per l’Impiego pubblici, ridurre il numero massimo di rifiuti dell’offerta lavorativa ad uno e far decrescere l’importo assegnato dopo due anni (se non si trova impiego).
Infine il partito promotore della proposta, il Movimento 5 Stelle, inevitabilmente difende la bontà della norma, affermando di voler semplicemente rafforzare il monitoraggio offerto dalle agenzie anti-frode.
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