Nella prima manovra del nuovo governo potrebbero arrivare modifiche sul Reddito di Cittadinanza.
La platea dei beneficiari non cambierà, ma verranno fatte modifiche inerenti al numero di offerte di lavoro che sarà possibile rifiutare.
Un argomento di cui si parla già da tempo, che potrà essere messo nuovamente sul tavolo nella prima manovra effettuata dal nuovo governo.
La Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza è stata presa sotto esame dal Ministero dell’economia e da Palazzo Chigi, e sarà presentata al Consiglio dei ministri che avrà luogo il prossimo giovedì.
All’interno sarà presente unicamente il quadro sentenziale mentre l’approvazione dovrà essere effettuata dal governo Meloni, la quale andrà sotto giuramento il prossimo 23 ottobre.
Nella Nadef però sarà necessario prendere in considerazione il fattore crescita. In parole povere, ci sarà una spesa di 20 miliardi in meno. Per l’esecutivo che ancora non si è formato totalmente, si tratterà di una grana non indifferente.
A riguardo Giorgia Meloni non è stata molto chiara. La nuova premier non vuole produrre più alcun tipo di debito, ma vuole continuare a seguire la linea presa da Mario Draghi.
Se da un lato è vero che è necessario prorogare tutte le misure di sostegno che sono state varate fino ad ora per poter far fronte alla crisi energetica, bisogna anche considerare il fatto che, dopo il termine di tutte queste misure, bisognerà prendere altri provvedimenti per far fronte ad ulteriori problematiche.
A fare le spese di questi cambiamenti, secondo delle fonti certe, sarà in primis il reddito di cittadinanza. Il sussidio dovrebbe essere risucchiato già nella prima manovra effettuata dal governo.
A riguardo però bisogna specificare che non verrà toccata minimamente la platea dei beneficiario, bensi si faranno delle modifiche inerenti al numero di offerte di lavoro che sarà possibile rifiutare.
Il Governo Draghi, fino ad oggi, ha portato a due le offerte di lavoro che possono essere rifiutate prima che venga a completamente tolto il sussidio.
Il governo Meloni vorrebbe modificare ulteriormente tale scadenza, portando le offerte rifiutabili a una.
Stando a quanto spiegato da Maurizio Leo, il responsabile economico, gli obiettivi sono ben precisi: “Non vogliamo abolire il reddito di cittadinanza come misura di sostegno per chi non può lavorare, ma intendiamo separare l’assistenza dalle politiche attive del lavoro, incentivando le assunzioni con il meccanismo chi più assume meno paga”.
Insomma il nuovo governo ha in mente di modificare il reddito di cittadinanza, in modo da poter far fronte realmente alla crisi economica del nostro Paese.
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