Al referendum ha partecipato solo il 20,9% degli aventi diritto al voto, pertanto il quorum non è stato raggiunto. Salvini: “Grazie comunque!”.
Il referendum non ha raggiunto il quorum. Solo il 20,9% degli italiani – aventi diritto al voto – si è presentato alle urne domenica 12 giugno 2022. Un dato che ha decretato un netto calo di partecipazione ai quesiti, peggiore di quello registrato per le scorse chiamate referendarie.
Salvini, leader della Lega agli elettori, ha ringraziato comunque gli elettori per aver espresso il proprio pensiero recandosi nei seggi attraverso un messaggio postato su Twitter. Un risultato che non è lontanamente paragonabile all’affluenza che altri referendum della storia del nostro paese registrarono: tra questi, quello sul divorzio e sull’aborto.
Solo il 20,9 % degli aventi diritto al voto si è recato alle urne per esprimere il sì e il no in merito ai cinque quesiti proposti. Una delle peggiori performance referendarie di sempre, considerando la bassa affluenza nei seggi.
I dati – diffusi dal Viminale – hanno registrato poca differenza tra un quesito e l’altro.
Il referendum avrebbe avuto validità, qualora fosse stato raggiunto il quorum, ottenuto, però, con un’affluenza pari al 50% dei votanti più uno. Così, però, non è stato.
Risultati che non sono minimamente equiparabili a quelli dei referendum sul divorzio e sull’aborto, rispettivamente tenutisi nel 1970 e nel 1981, che ebbero un’affluenza altissima, ossia 79,4% e 87,7%.
Matteo Salvini, leader della Lega, ha ringraziato comunque gli elettori per il loro contributo: “Grazie ai 10 milioni di italiani che hanno scelto di votare per cambiare la Giustizia. È nostro dovere continuare a far sentire la loro voce!“.
Tra i quesiti c’è stata poca differenza di voto in termini percentuali. Il sì, infatti, non è risultato schiacciante per nessuno di essi. Nello specifico, il “no” per l’abolizione della legge Severino ha raggiunto il 45,9%, mentre il quesito sui limiti della carcerazione preventiva, invece, il 43,7%.
La separazione delle funzioni dei magistrati ha raggiunto il 75% dei sì, mentre il diritto di voto agli avvocati per quanto riguarda il processo di valutazione dei magistrati ha raggiunto il 73%. Uguale percentuale anche per l’abolizione delle firme per le candidature al Consiglio Superiore della Magistratura.
Nel 2009, anche il referendum, sostenuto da Mario Segni e Giovanni Guzzetta fu un flop.
In quella occasione, si chiese all’elettorato di esprimere il proprio parere su diversi temi, ossia l’assegnazione del premio di maggioranza alla lista più votata invece che alla coalizione, misura richiesta anche per il Senato, nonché l’impossibilità per una stessa persona di candidarsi in più circoscrizioni. Solo il 23% degli italiani si recò alle urne.
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