È il “Sì” a prevalere nel referendum costituzionale, dopo che gli italiani sono stati chiamati alle urne domenica 20 e lunedì 21 settembre per confermare o respingere la controriforma costituzionale che il Parlamento aveva votato nell’ottobre del 2019. La prossima legislatura, quindi, vedrà ridursi significativamente il numero di deputati e senatori presenti in Parlamento dopo il voto dei cittadini italiani.
La storia della riforma: dalla Camera al referendum
I primi dati ufficiali diramati dal Ministero dell’Interno confermano infatti le prime proiezioni, che parlavano di un dato superiore al 67% per il “sì” al referendum. Di conseguenza dalla prossima legislatura il numero dei Parlamentari della Repubblica Italiana scenderà da un numero totale di 945 a 600. I cittadini italiani, dunque, si recheranno alle urne per eleggere complessivamente 400 deputati (e non più 630) e 200 senatori (e non più 315).
Ricordiamo che al passaggio in Parlamento della riforma costituzionale, il 97% della Camera dei Deputati aveva approvato la riduzione del numero dei parlamentari. Al referendum si è ricorso dopo la richiesta di 71 senatori provenienti da diversi partiti. Da qui il ricorso alla consultazione dei cittadini.
Gli effetti del “Sì”: il nuovo assetto del Parlamento
La vittoria del sì rende invece definitiva la riforma. Per il suo effetto si ridurrà anche il numero dei parlamentari eletti dai cittadini italiani che votano dall’estero. I deputati scenderanno da un numero di 12 a 8, mentre i senatori da 6 a 4. Scende anche il numero massimo dei senatori a vita nominati dal Presidente della Repubblica. Non potranno infatti mai superare il numero di 5.
Il voto degli italiani al referendum rafforza di fatto il Movimento 5 Stelle, che da sempre aveva inserito tra i suoi punti cardine di qualsiasi programma politico la riduzione del numero dei parlamentari e i tagli al costo della politica.