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Categories: Politica

Referendum costituzionale, affluenza alle urne alta: è il miglior dato degli ultimi anni

Il primo dato del voto sul referendum costituzionale del 4 dicembre riguarda l’affluenza, uno dei più alti registrati degli ultimi anni. Alle 12 il Viminale ha certificato un’affluenza del 20,14%, salito alle 19 al 57,24% e chiuso alle 23 con il 68,74% (dato ancora parziale): in alcune città si sono toccate punte sopra al 70 per cento (Padova al 79,22%, Bologna al 77,75%). Il Centro-Nord registra le più alte percentuali di voto, mentre il Sud e le Isole arrancano (Crotone è ultima con il 47,82%). Il corpo elettorale, ripartito in 7.998 Comuni e 61.551 sezioni elettorali del territorio nazionale, è pari a 46.714.950 elettori, di cui 22.465.280 uomini e 24.249.670 donne. I numeri al momento ci dicono che si sono recati alle urne molti più elettori rispetto alle ultime consultazioni referendarie: l’ultimo sulle trivellazioni si fermò al 32,16% senza raggiungere il quorum. Superati anche gli altri due referendum, quello del 12 e 13 giugno 2011 al 54,8%, e quello del giugno 2006, quando i cittadini bocciarono le riforme costituzionali con il 52,46% di affluenza: cosa ci dice questo dato?

La prima considerazione è generica: il referendum costituzionale sembra aver scatenato la passione politica degli italiani. Entrambi i fronti stanno ragionando in questo senso, sottolineando l’alta partecipazione a un appuntamento referendario che, sulla carta, è molto più tecnico di quanto si possa pensare.

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REGIONE | ORE 12:00 | ORE 19:00 | ORE 23:00
PIEMONTE | 21,64 | 60,52 | 72,03
VALLE D’AOSTA | 22,34 | 60,77 | 71,9
LOMBARDIA |23,87 | 64,21 | 74,22
TRENTINO-ALTO ADIGE | 21,58 | 61,46 | 72,23
VENETO | 23,99 | 65,91 | 76,66
FRIULI-VENEZIA GIULIA | 24,37 | 63,31 | 72,51
LIGURIA | 24,14 | 60,56 | 69,73
EMILIA-ROMAGNA | 25,96 | 65,91 |75,93
TOSCANA | 22,18 | 63,59 |74,45
UMBRIA | 19,68 | 61,69 | 73,47
MARCHE | 20,22 | 60,17 |72,84
LAZIO | 19,49 |56,86 | 69,16
ABRUZZO | 18,31 | 57,1 | 68,71
MOLISE | 16,7 | 52,33 | 63,92
CAMPANIA | 15,12 | 46,41 | 58,88
PUGLIA | 16,37 | 48,25 | 61,71
BASILICATA | 14,5 | 47,92 | 62,85
CALABRIA | 13,02 | 44,34 | 54,43
SICILIA | 13,63 | 45,06 | 56,65
SARDEGNA | 18,78 | 51,59 | 62,45
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Il confronto con l’ultimo referendum costituzionale del 2006, quando gli italiani dissero no alla riforma del governo Berlusconi, ci dice che, dieci anni dopo, la materia costituzionale ha avuto molto più successo. Ci siamo trasformati in un popolo di costituzionalisti? No.

Per dare il giusto significato politico all’affluenza del referendum costituzionale dobbiamo considerare che il voto non riguarda solo la modifica della Costituzione ma soprattutto il governo. Possiamo dircelo in molti modi, ma la realtà è che tutta la campagna elettorale ha trasformato questo voto in un sì e no contro Matteo Renzi.

Non lo hanno fatto tutti gli elettori, visto che molti cittadini hanno votato nel merito: lo ha fatto di certo tutta la politica nazionale, da una parte e dall’altra, caricando il referendum di aspettative molto più alte che poco o nulla hanno a che fare con la riforma Boschi.

Il dato sull’affluenza va comunque letto va letto anche in rapporto al passato. Se vogliamo leggerlo come un voto politico e non referendario, lo dobbiamo confrontare con le ultime elezioni politiche, quelle del 2013, quando l’affluenza fu del 75,11% (dati Viminale). Ancora più interessante sarebbe il confronto con quello delle europee del 2014 quando il PD di Renzi incassò il 40,81% dei consensi (il più alto della sua storia) ma su un dato generico del 57,22%. L’analisi sarebbe molto interessante ma riguarda più gli scenari politici che la riforma costituzionale in sé.

Che tanti italiani siano andati a votare sulla Costituzione è un bene per la democrazia, ma non dobbiamo cantare vittoria troppo presto: l’astensionismo è ancora troppo alto specie al Sud, dove anche in questa tornata elettorale, si è recato ai seggi meno della metà degli aventi diritto. Sarebbe più interessante se le classi dirigenti riflettessero su questo dato più che ammattire tra numeri e percentuali.

Lorena Cacace

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