Chi ha voluto il referendum costituzionale? No, non è stata un’idea esclusiva del premier Matteo Renzi né una dimostrazione di forza da parte della maggioranza. Il referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo non è stato richiesto in funzione confermativa, ossia dagli stessi promotori della revisione votata in Parlamento – dal governo insomma – ma in funzione oppositiva, quindi dietro la richiesta delle opposizioni, che hanno visto nel quesito referendario l’ultima occasione per bloccare la riforma rivolgendosi direttamente al popolo sovrano.
A volere il referendum in prima istanza sono stati quindi tutti coloro che si sono opposti al progetto di revisione della Costituzione mentre era in discussione in Parlamento, ma poi anche il Governo e la maggioranza hanno trovato necessario interpellare i cittadini per dare alla riforma stessa una chiara legittimazione popolare.
Il Partito Democratico ha raccolto infatti molto in fretta le 500mila firme necessarie per supportarne la richiesta, ma il referendum si sarebbe fatto lo stesso perché già il 19 aprile scorso, cioè ben prima della raccolta delle firme da parte del Pd, Forza Italia, Sinistra Italiana e Lega Nord avevano presentato in Cassazione una prima richiesta con le firme di 166 deputati a favore del No. Seguite dalla richiesta dei senatori del No e del Sì e infine da quella dei deputati favorevoli alla riforma Boschi. Per un totale di 5 richieste validate in Cassazione. La sesta raccolta firme, lanciata dal Comitato del No, si è invece conclusa a quota 350mila (ma a giochi fatti era comunque inutile perché il risultato era già stato ottenuto).
Il voto sulle riforme sarebbe quindi arrivato ugualmente, a prescindere dalla volontà di Renzi. Il problema è che il Presidente del Consiglio ha personalizzato la consultazione referendaria, trasformandola quasi in una sorta di plebiscito sulla sua persona e legando la sorte del suo Governo alla vittoria dei Sì, cercando di costruirsi un’autonoma risorsa di legittimità direttamente dal popolo, dato che il suo esecutivo non è frutto di regolare elezione.
Ma la posta in gioco è ben più alta della sopravvivenza di un Governo: riguarda la qualità del nostro sistema democratico. Ricordiamo che il referendum del 4 dicembre è di tipo confermativo, non abrogativo. Dunque non sarà necessario raggiungere il quorum per essere considerato valido.
GUARDA QUI LO SPECIALE SUL REFERENDUM COSTITUZIONALE