Il presidente del Tribunale di Bologna, Francesco Maria Caruso, si era schierato animosamente a favore del “No” al referendum costituzionale scrivendo un lungo post su Facebook in cui sosteneva che chi vota sì sbaglia, come fecero i repubblichini nel 1943. Dopo che il suo intervento è stato ripreso da alcuni giornali locali, la notizia ha cominciato a scatenare reazioni molto dure e polemiche, alle quali il giudice ha provato a replicare, confermando “integralmente il contenuto” del suo intervento ma precisando che si trattava di un “testo privato scritto sulla propria pagina Facebook” e quindi “non destinato alla pubblicazione sul giornale”. Ad ogni modo il CSM sta valutando il suo caso, Francesco Maria Caruso rischia il trasferimento.
“Una maggioranza spuria e costituzionalmente illegittima non può cambiare la costituzione trasformandone l’anima, rubando la democrazia ai cittadini e non basta il plebiscito dell’eventuale vittoria del Sì a sanarne i vizi di legittimità. I sinceri democratici che credono al Sì riflettano. Nulla sarà come prima e voi sarete stati inesorabilmente dalla parte sbagliata, come coloro che nel ’43 scelsero male, pur in buona fede” recitava il post pubblicato dal giudice sulla sua pagina Facebook, in cui spiegava che con la vittoria del SI, “non avremo più una Costituzione ma un atto di forza. E chi vorrà spiegare la riforma e ragazzi, dovrà dire che questa riforma è fondata sui valori del clientelismo scientifico è organizzato del voto di scambio della corruzione dal trasformismo con un governo che lega le provvidenze a questo o a quello al voto referendario”. Secondo il magistrato si “avvera la profezia dell’ideologo leghista Gianfranco Miglio che nel 1994 proponeva una riforma che costituzionalizzasse le mafie”.
Il Comitato di presidenza del Csm ha quindi dato mandato al procuratore generale della Cassazione di occuparsi del caso del presidente del Tribunale di Bologna, Francesco Caruso. La Prima commissione dovrà valutare se ci sono gli estremi per un eventuale trasferimento d’ufficio del giudice, per incompatibilità funzionale.
Il magistrato Caruso ha già replicato: “Era un post privato. La pubblicazione ha l’evidente scopo di sollevare una polemica giornalistica alla quale il ruolo istituzionale impone di rimanere estraneo”.