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L’ Irlanda ha detto sì votando allo storico referendum sull’introduzione dei matrimoni gay in Costituzione. Il paese, roccaforte della Chiesa Cattolica, ha scelto di modificare il testo costituzionale e inserire nell’articolo sulla famiglia una clausola rivoluzionaria: “il matrimonio può essere contratto in base alla legge da due persone, senza distinzione di sesso”. In Irlanda era già possibile stringere unioni civili, ma il voto popolare serve a cambiare il testo base della democrazia in un Paese che sui diritti civili ha fatto enormi passi avanti. Basti pensare che fino al 1993 l’omosessualità era un reato e che il divorzio è stato legalizzato per un pugno di voti solo nel 1995. Il 62,1 per cento degli irlandesi ha dunque votato sì alle nozze gay. I no sono stati il 37,9%.
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Cosa è cambiato nella cattolicissima Irlanda? Moltissimo, se si pensa che negli anni Settanta il 90% degli irlandesi andavano a messa almeno una volta alla settimana e oggi è solo il 35% (dati dell’Associazione Preti Cattolici irlandesi). La Trigre celtica ha vissuto periodi di crisi fortissima e si è rialzata rinnovandosi come Paese anche a livello economico, diventando un polo di innovazione a livello internazionale. Meno pub (ma non meno Guinness) e più multinazionali, meno Chiesa e più società civile: c’è questo e molto altro dietro il cambio storico che il Paese si appresta a vivere.
Tutti i partiti di tutti gli schieramenti hanno chiesto di votare sì: anche una parte della Chiesa Cattolica non si è chiusa a roccaforte contro il voto ed è questo il fattore fondamentale. L’Irlanda moderna ha tolto il velo e ha scoperchiato gli orrori che si nascondevano dentro le istituzioni ecclesiastiche: preti che abusavano dei più piccoli, che avevano figli anche da diverse donne, suore che hanno inflitto violenze fisiche e psicologiche alle giovani madri, gli istituti religiosi finiti negli scandali per gli abusi.
Tutto questo è stato scoperchiato, la società non ha voltato la faccia dall’altra parte e ancora oggi deve fare i conti con un passato di dolore i cui segni sono ancora visibili. La Chiesa stessa però sta cambiando.
Ha capito che solo aprendosi al mondo può tornare a essere una voce autorevole. L’associazione dei Preti lo dice chiaramente; anche l’associazione “Noi siamo la Chiesa” spiega che il referendum “non distrugge l’istituzione del matrimonio e della famiglia ma la rafforza”.
L’Irlanda può scrivere la storia e il suo futuro con il voto sui matrimoni gay e dimostrare che anche un Paese intriso di cultura cattolica può dare gli stessi diritti a tutti, a prescindere da chi si ama. Forse anche in Italia è giunto il momento di fare il grande passo.