A poche ore dall’apertura dei seggi per il Referendum Costituzionale del 4 dicembre 2016, a tutti i Comuni Italiani è giunta una circolare con cui si annuncia che il ministero dell’Interno ha ridotto del 60% le risorse destinate a sostenere le spese organizzative della consultazione referendaria. Anche se l’Anci Nazionale ha chiesto formalmente al Governo l’assicurazione della copertura integrale delle spese, i Comuni dovranno di fatto far fronte a una spesa ulteriore non prevista, e che rischia di mettere in ginocchio le amministrazioni locali. A guidare la protesta sono Puglia e Sardegna.
Il presidente dell’associazione dei comuni sardi, Pier Sandro Scano, ha scritto una lettera al presidente dell’Anci Antonio Decaro, in cui si chiede un intervento con il governo per ripristinare i contributi economici per l’apertura e la gestione dei seggi elettorali.
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Mentre l’Associazione dei comuni pugliesi a sua volta fa sapere in una nota che “Il provvedimento emesso dopo il termine utile per effettuare variazioni, espone i Comuni al rischio di formazione di debiti fuori bilancio e ad azioni risarcitorie da parte di fornitori di servizi. Inoltre, questo taglio preclude lo straordinario elettorale per il personale: il Comune deve scegliere se pagare i fornitori o il personale comunale“.
In una nota dell’Anci Nazionale si legge che: “I Comuni pugliesi sono seriamente preoccupati per questo provvedimento inaccettabile e sono pronti a mobilitarsi con azioni concrete da intraprendere nei prossimi giorni se non sarà posto rimedio da parte del Governo. E’ inammissibile che il Governo decida a posteriori di determinare i legittimi rimborsi che spettano ai Comuni, lasciandoli con interrogativi e ammanchi di risorse che devono invece essere destinate alle manutenzioni del patrimonio comunale, ai servizi alle persone e comunque, servono per far funzionare le città. L’auspicio dell’Anci, è che la questione possa essere risolta nelle prossime ore, per evitare danno e beffa per sindaci, comunità e territori”.