Dopo il flop del referendum sulle trivelle del 17 aprile è tempo di fare un bilancio in chiave politica tra chi ha vinto e chi ha perso. Lo spauracchio tanto temuto da chi auspicava la vittoria del sì si è avverato: il quorum non è stato raggiunto. A votare appena il 31% degli italiani aventi diritto. Immancabili le polemiche politiche. Inevitabile che chi ha pubblicamente tifato per l’astensione ora gongoli e si goda la vittoria personale.
Parliamo, ovviamente, di Matteo Renzi. Il premier aveva difeso il diritto a non votare, definendo l’astensione “sacrosanta e legittima”. Parole che avevano provocato un polverone. Tanto che il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero (forse per tornare ad avere un po’ di visibilità) lo aveva denunciato per induzione all’astensione.
Renzi il vincitore del referendum
Difficile dire se ad affossare un referendum che evidentemente non ha scaldato i cuori degli italiani siano state le parole di Renzi. In molti, anzi, sono andati a votare solo per fare un dispetto a lui, a costo di annullare la scheda. Fatto sta che il vincitore politico, a prescindere dal dibattito sulle trivelle, è il premier. Domenica sera, appena dopo le 23, in giacca e cravatta commentava in diretta il mancato raggiungimento del quorum: “Ha vinto chi lavora nelle piattaforme. Il presidente del Consiglio deve stare al fianco di chi rischia il posto di lavoro. Levo simbolicamente i calici con queste persone, con gli 11mila lavoratori che avrebbero rischiato di restare senza occupazione”.
Renzi si indignava per i milioni buttati: “Questo referendum si poteva evitare, 300 milioni di euro potevano essere risparmiati”. Peccato che a non volere l’election day, che avrebbe consentito di unire in un solo giorno referendum ed elezioni amministrative abbattendo i costi, sia stato proprio lui. Vincitori politici, insieme a lui, coloro che auspicavano l’astensione (come l’ex inquilino del Quirinale Giorgio Napolitano) e che hanno (o avrebbero) votato per il no. Come buona parte del Partito Democratico. Ma non tutta. La minoranza Pd è insorta.
Il #ciaone provocatorio
A surriscaldare gli animi ci ha pensato il deputato del Pd Ernesto Carbone, membro della segreteria e renziano doc, con un “ciaone” provocatorio su Twitter.
Un tweet indigesto che ha fatto arrabbiare il popolo “no triv” e non solo. Un’irrisione gratuita, evitabile e irrispettosa. Il senatore della minoranza Pd Miguel Gotor gli ha risposto così: “Trovo imbarazzante che in queste ore dirigenti di spicco del Partito democratico stiano irridendo a colpi di tweet quei cittadini che hanno scelto di votare al referendum e dunque di partecipare in modo attivo alla vita democratica del proprio Paese”.
Renzi contro Emiliano
A surriscaldare gli animi anche un’altra polemica interna al Pd tra Renzi e Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia e tra i promotori del referendum. “Assisteremo alla solita esibizione dei politici vecchio stile che dichiarano di aver vinto anche quando perdono. Ci sono vincitori e sconfitti: il governo non si annovera nella categoria dei vincitori, ma ci sono lavoratori che torneranno nelle loro aziende consapevoli di aver un futuro. Gli sconfitti hanno nomi e cognomi, come presidenti di regione”, la frecciata del premier.
“Renzi parla di cose che non stanno né in cielo né in terra. Pensa di essersela cavata perché il cuore non è stato raggiunto mentre dovrebbe smettere di far entrare le lobby nei palazzi delle istituzioni. Sono andate a votare 14 milioni di persone. Un successo strepitoso che impegna il governo a cambiare politica industriale ed energetica. Non accetto che trasformi la vicenda in modo ipocrita”, la risposta di Emiliano.
Chi ha perso: M5S e Salvini
In prima linea da sempre nella campagna a favore del sì il Movimento 5 Stelle che, dal punto di vista politico, esce sconfitto dal referendum. Ecco parte della nota pubblicata sul sito Beppegrillo.it: “Grazie agli oltre 15 milioni di cittadini che hanno detto sì alla democrazia ed un futuro con mari puliti, energie rinnovabili, efficienza energetica e turismo sostenibile! Sono tantissimi e hanno combattuto una battaglia da eroi della democrazia. Hanno combattuto come milioni di semplici Davide del Mondo Pulito contro i Golia delle lobby del petrolio di Trivellopoli e della disinformazione. Lo hanno fatto affrontando 8 mesi di totale disinformazione su questo referendum (…) il vergognoso Governo di Trivellopoli ed un vergognoso ex presidente della Repubblica (…)”.
Anche Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, era per il sì. Forse più per ragioni politiche in chiave anti-renziana che per genuino interesse ambientalista. Questo il suo commento su Facebook.