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Referendum Veneto libero: perché vogliono l’indipendenza dall’Italia?

Un referendum per il Veneto libero. E’ questa l’idea di Gianluca Busato, fondatore del sito plebiscito.eu, che in questi giorni sta facendo discutere tanto. In particolare la politica italiana si sta interrogando su una possibilità del genere, mentre sull’argomento si sono fatti sentire anche i mass media al di fuori del nostro Paese. Si tratta, in effetti, di un tema molto particolare e delicato, che non può non far riflettere sulla conformazione geografica del nostro Paese. L’obiettivo di Busato è quello di dar voce a tutti i cittadini che vorrebbero il Veneto indipendente dall’Italia, un’idea che, a quanto pare, sarebbe apprezzata da un gran numero di cittadini.

Il progetto, però, è molto ambizioso e sicuramente non sarà facile mettere a punto l’indipendenza di cui parla Busato, ma il sito e il referendum di questi giorni fanno comprendere che ci sarebbe una parte della popolazione veneta che vorrebbe l’indipendenza dal nostro Paese. Almeno così dicono i dati raccolti fino a questo momento sulla piattaforma di Busato, che sono stati diffusi dallo staff. Si tratta, al momento, di un milione e 300.000 voti di cittadini del Veneto, un numero che rappresenta una percentuale abbastanza elevata degli aventi diritto al voto nella regione. Si parla in particolare del 30,56%, una cifra che per Busato va al di fuori di ogni aspettativa.

Le motivazioni

Ma l’obiettivo non è solo quello di raggiungere numeri elevati. L’ideatore e il fondatore di questo progetto parla della possibilità di poter mettere a punto la “dichiarazione unilaterale di indipendenza del Veneto dall’Italia”, un obiettivo che potrebbe essere ottenuto al raggiungimento dei due milioni di voti favorevoli. Busato ha ben chiaro in mente cosa significherebbe raggiungere un obiettivo di questo tipo. Secondo l’ideatore di plebiscito.eu, il primo passo dopo la proclamazione dell’indipendenza potrebbe essere quella dell’esenzione fiscale totale per tutti i cittadini del Veneto, anche nel corso del periodo della transizione. Tutto questo sarebbe portato avanti grazie al “consenso del popolo veneto”.

Ma sono in molti a polemizzare e c’è chi paragona questo particolare referendum a quello avvenuto in Crimea poco tempo fa. Secondo Busato, però, si tratta di una situazione molto diversa. L’ideatore del progetto sostiene anche che si tratta di un problema più importante dell’annessione della Crimea alla Russia: “Nel caso della Crimea si tratta di pedine che si spostano sullo scacchiere geopolitico internazionale, nel nostro caso si parla di una vera potenza economica che cerca la sua indipendenza”.

I favorevoli e i contrari

La questione del referendum non poteva non dividere la popolazione tra favorevoli e contrari, tra coloro che vorrebbero l’indipendenza del Veneto e coloro che guardano esclusivamente alle possibilità di una regione strettamente legata al resto d’Italia. In mezzo a queste posizioni si colloca il presidente del Veneto, il leghista Luca Zaia, che si è detto in realtà favorevole al referendum e ha spiegato di aver votato a favore dell’indipendenza, ma che, allo stesso tempo, ha fatto notare la mancanza della validità della consultazione. Zaia ha chiarito che quello proposto da Busato è in realtà un sondaggio, non un referendum vero e proprio: “Queste discussioni vanno fatte, poi per fare le leggi i passaggi devono cominciare in consiglio regionale”. Quello che ha sottolineato Zaia è che, per restare nei limiti della legalità, la consultazione in questione deve essere considerata come la richiesta di un parere ai cittadini.

Ma Busato non ci sta e sottolinea che il referendum ha valore legale: “Quando si presentano a votare con la carta d’identità due milioni di persone su una popolazione votante di 3,7 milioni non c’è dubbio sulla volontà del popolo”. In realtà tutto è iniziato proprio con un vero sondaggio, realizzato su 1200 persone, che ha permesso di capire quanti fossero d’accordo con la richiesta di indipendenza del Veneto. In quell’occasione ai cittadini della regione fu chiesto: “Alcuni sostengono che il Veneto dovrebbe diventare uno Stato indipendente. Altri sostengono che deve rimanere una regione d’Italia. Lei ritiene che sia opportuno interpellare, tramite referendum, i cittadini su tale quesito?”. Il 55% delle persone intervistate aveva risposto di sì. Solo dopo è stata messa a punto la piattaforma online per permettere a tutti i cittadini di votare.

Non si dice favorevole Roger De Menech, segretario regionale del Partito Democratico, che ha spiegato di respingere la secessione, anche se ha ricordato che andrebbero sottoposti ad attenzione processi di vero federalismo, iniziando da quello fiscale. De Menech ha spiegato: “Questa schizofrenia prende solo in giro il popolo veneto che vuole maggiore efficienza dallo Stato”. Contro la separazione del Veneto si dice anche Silvano Piazza, sindaco di Silea, dove sono stati annunciati i risultati del sondaggio in una conferenza stampa. Il mondo, secondo Piazza, non è fatto di confini.

E’ incostituzionale

Emergono, comunque, dei dubbi sulla costituzionalità del referendum in questione. Tenendo conto anche del fatto che deve essere visto come un sondaggio, non si può non fare attenzione ai principi costituzionali. L’articolo 5 della nostra Carta Costituzionale, infatti, dice che “la Repubblica italiana è una e indivisibile”. Non è dello stesso parere, evidentemente, chi ha messo a punto questo progetto e chi si dice favorevole all’indipendenza. L’idea di Busato è quella di realizzare “una Svizzera, non una piccola Italia”. Il Veneto, secondo Busato, non può più permettersi il fatto che ogni anno partano 20 miliardi di euro come tasse e non tornino sotto nessuna forma. Proprio l’economia sarebbe uno dei fattori che avrebbe spinto alla realizzazione di questo referendum. Ma, nonostante l’incostituzionalità, Busato sostiene che questo progetto non rimarrà senza conseguenze. Se dovessero esserci più di 2 milioni di voti, secondo l’ideatore, gli imprenditori veneti potranno avere l’esenzione fiscale dalle tasse.

Gianluca Rini

Gianluca Rini è stato collaboratore di Nanopress, Tanta Salute e Pourfemme dal 2014 al 2017, occupandosi principalmente di tematiche relative alla salute, l'ambiente, il benessere.

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