Giulio Regeni è stato uno studente italiano che ha trovato la morte in Egitto nel 2016, a soli 28 anni. Da allora, non è mai stato trovato il colpevole della sua uccisione e delle torture che ha subito. Sul suo caso non è mai stata abbassata l’attenzione grazie ad associazioni umanitarie e all’impegno dei genitori del ragazzo.
Oggi sono state dichiarate concluse le indagini in merito al caso portate avanti negli ultimi due anni dalla procura di Roma, nello specifico dal procuratore Michele Prestipino e dal pm Sergio Colaiocco, insieme ai carabinieri del Ros e ai poliziotti dello Sco.
Alla luce di quanto emerso, dei cinque indagati, sono confermate le accuse a vario titolo nei confronti di quattro agenti segreti egiziani, il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, mentre per il quinto, Mahmoud Najem, è stata chiesta l’archiviazione. Le accuse sono sequestro di persona pluriaggravato, concorso in lesioni personali (inserita dopo che nel 2017 in Italia è stato introdotto il reato di tortura) e omicidio.
Visto che gli agenti non hanno mai comunicato il domicilio, sono stati avvisati esclusivamente gli avvocati difensori dei quattro accusati. Hanno venti giorni per rispondere fornendo materiale o chiedendo di essere ascoltati.
Sequestrato il 25 gennaio 2016 e ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo, Giulio Regeni è stato rapito e torturato con estrema crudeltà. Picchiato e seviziato, finché i suoi organi non hanno più retto. Questo è spiegato nelle motivazioni che ha spinto la Procura ad accusare i quattro militari: Magdi Ibrahim Abdelal Sharif sarebbe l’esecutore materiale delle torture, che abusando del suo potere, ha portato alla morte il giovane.
Le indagini non sono state semplici, spiegano Prestipino e Colaiocco, poiché l’Egitto non ha collaborato, perciò sono ancora molti gli interrogativi intorno a questa storia, ma Prestipino ha dichiarato: “abbiamo acquisito elementi di prova univoci e significativi. Questo è un risultato estremamente importante e non scontato“, infatti fondamentali sono state le deposizioni dei testimoni di chi ha visto le torture, di chi è entrato in contatto con i servizi segreti egiziani che seguivano da tempo Giulio in quanto soggetto pericolosamente sovversivo.
Il procuratore ha aggiunto: “Abbiamo fatto di tutto per accertare ogni responsabilità: lo dovevamo a Giulio e all’essere magistrati di questa Repubblica“.
Il pm ha invece sottolineato l’importanza della famiglia dello studente: “Ringrazio la famiglia di Giulio per la tenacia con la quale ha saputo perseguire le proprie ragioni. Decisiva l’attività di indagine difensiva messa in atto dal legale della famiglia, Alessandra Ballerini“.
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