È fallito il vertice tra Italia ed Egitto sull’omicidio di Giulio Regeni. La due giorni di incontri tra gli inquirenti dei due paesi, cominciata giovedì 7 aprile e terminata venerdì pomeriggio, non ha portato a niente. Trapela delusione da parte delle autorità italiane, che non si aspettavano di certo la verità ma almeno informazioni concrete. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e il premier Matteo Renzi hanno deciso di richiamare a Roma l’ambasciatore italiano al Cairo Maurizio Massari.
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Lo ha comunicato la Farnesina in una nota: “In base a tali sviluppi si rende necessaria una valutazione urgente delle iniziative più opportune per rilanciare l’impegno volto ad accertare la verità sul barbaro omicidio”. Iniziative che, ormai, difficilmente comprenderanno la collaborazione con l’Egitto, che si può ritenere conclusa. In pochi si aspettavano un contributo decisivo da un paese che molto probabilmente sta insabbiando un delitto politico di cui è responsabile, ma si auspicava almeno l’arrivo di informazioni importanti.
Nessuna traccia, ad esempio, del dossier di duemila pagine promesso dagli egiziani. Secondo il comunicato della Farnesina “sono stati consegnati alle autorità italiane i tabulati telefonici delle utenze egiziane in uso a due amici italiani di Giulio Regeni presenti a Il Cairo nel Gennaio scorso, la relazione di sopralluogo, con allegate foto del ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, una nota ove si riferisce che gli organizzatori della riunione sindacale tenuta a Il Cairo l’11 dicembre 2015, cui ha partecipato Giulio Regeni, hanno comunicato che non sono state effettuate registrazioni video ufficiali dell’incontro”. Elementi considerati insufficienti.
I magistrati italiani hanno invece messo a disposizione tutti i documenti delle indagini: “Quanto emerso dagli accertamenti autoptici effettuati in Italia, il contenuto del materiale informatico recuperato dal personal computer di Giulio Regeni nonché i risultati dell’elaborazione effettuata sui dati contenuti sui tabulati dell’utenza telefonica egiziana in uso a Giulio Regeni, consegnati alla Procura di Roma durante l’incontro a Il Cairo il 14 marzo scorso”.
“È stato ribadita da ambedue le parti – conclude il comunicato – la determinazione nell’individuare e assicurare alla giustizia i responsabili di quanto accaduto, chiunque essi siano; è stato confermato che, per questa ragione, nessuna pista investigativa è esclusa”. Sembrano tuttavia parole di facciata. La verità sulla morte dello studente, con questo atteggiamento da parte del Cairo, sembra sempre più lontana.
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