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Regeni, raccolta firme per bloccare la cooperazione militare Italia-Egitto


In attesa della verità sulla morte di Giulio Regeni, è partita la raccolta firme per interrompere la cooperazione militare tra Italia ed Egitto. Rapporto iniziato nel dicembre del 2014 con la dichiarazione congiunta tra il ministro della Difesa italiano Roberta Pinotti e quello egiziano.
“Dichiarazione che ha avviato concrete attività di cooperazione nel campo militare – si legge nell’appello – come l’assistenza all’addestramento delle forze militari egiziane e il rifornimento dei componenti di sistemi di arma. Dopo le ripetute violazioni dei diritti umani e l’assassinio di Giulio Regeni, con il regime di Al Sisi non ci può essere alcuna cooperazione militare. Non possiamo aiutare militarmente un regime che viola i diritti umani e che si oppone alla ricerca della verità sulla morte di Giulio Regeni. Per questo chiediamo al governo italiano di revocare la dichiarazione congiunta del novembre del 2014 in materia di cooperazione militare e di interrompere ogni assistenza militare e qualsiasi fornitura di armi al regime di Al Sisi”.

Per aderire all’appello “Verità per Giulio Regeni – Stop alla cooperazione militare dell’Italia con l’Egitto“, basta mandare una email a iosottoscrivo@gmail.com. Tra i sostenitori dell’iniziativa, e primi firmatari, gli scrittori Stefano Benni e Roberto Saviano, gli attori Valerio Mastandrea e Alice Rohrwacher, il regista Andrea Segre, l’esponente di Sinistra Italiana Giulio Marcon.

La raccolta firme è una risposta all’atteggiamento del governo egiziano che non vuole far luce sull’omicidio di Regeni. Lo studente friulano, torturato a morte all’inizio di febbraio, con ogni probabilità è stato una delle vittime del regime autoritario del generale Abdel Fattah al Sisi. Regeni avrebbe pagato la vicinanza agli ambienti antigovernativi.
Sono migliaia le vittime di torture e sparizioni in Egitto, in un regime secondo alcuni peggiore di quelli precedenti. C’è chi rimpiange Hosni Mubarak, dimessosi l’11 febbraio 2011 dopo la rivolta di Piazza Tahrir, al Cairo. E chi rimpiange Mohamed Morsi, il presidente dei Fratelli Musulmani, eletto democraticamente nel 2012 e rimasto in carica per circa un anno, fino al colpo di stato militare dello stesso Al Sisi del 3 luglio 2013.

Al Sisi il minore dei mali?
Eppure sono tanti anche coloro che considerano il regime di Al Sisi il minore dei mali. Nonostante la sua sia una dittatura che calpesta diritti umani, libertà di stampa e oppositori politici, il generale gode dell’appoggio di molti egiziani (cittadini e intellettuali) e dei leader occidentali che pur di tenere lontano dal potere gli estremisti islamici (come i Fratelli Musulmani) chiudono un occhio sulla mancanza di democrazia e di rispetto dei diritti umani. Merito principale di Al Sisi, secondo loro, oltre ad aver fatto riforme che avrebbero migliorato la condizione economica del Paese, quello di combattere i terroristi e i Fratelli Musulmani: Morsi fu deposto dal potere e condannato a morte, centinaia di seguaci del partito sono stati uccisi. Per la gioia dei Cristiani Copti e delle altre minoranze religiose, prima perseguitate. Al Sisi combatte lo spauracchio dell’Europa, il terrorismo islamico, e fa affari con i leader occidentali. Tanti i rapporti commerciali tra Italia ed Egitto. Oltre alla cooperazione militare che la raccolta firme vuole interrompere.

Francesco Minardi

Francesco Minardi è stata collaboratore di Nanopress dal 2016 al 2018, occupandosi principalmente di cronaca e politica interna ed estera,

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