Reggio Calabria: arrestate 22 persone nell’ambito di un’operazione contro il clan Nasone-Gaietti di Scilla. Negli ultimi giorni, condotta un’altra operazione che ha portato all’arresto di altre 33 persone e il coinvolgimento di società varie.
Mediante un’operazione condotta nel reggino, sono state arrestate 22 persone appartenenti al clan Nasone-Gaietti di Scilla. Sei società sono state sottoposte a sequestro preventivo. Ecco, nei dettagli, tutti i particolari che sono emersi.
Sono stati effettuati 22 arresti nell’operazione condotta a Reggio Calabria, nei confronti del clan Nasone-Gaietti di Scilla. Per 18 degli ammanettati è stato disposta la prigione, mentre per gli altri gli arresti domiciliari.
Il gip distrettuale, Sabato Abagnale, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare che ha avviato l’operazione definita Nuova Linea. Inoltre, sei società attive nel campo turistico e balneare sono state sequestrate in via preventiva. Lo stesso è stato fatto per diversi prodotti alimentari e bevande che ammontano a 1 milioni di euro circa.
Gli arrestati sono accusati di diversi reati, come quello di associazione mafiosa, estorsioni in concorso, turbata libertà degli incarti, rivelazione e uso di segreti d’ufficio, concorso esterno in associazione mafiosa, detenzione e porto d’armi da fioco, trasferimento fraudolento di valori e tentato omicidio.
Tra le 22 persone coinvolte all’interno dell’operazione, ci sono anche un tecnico e un consigliere comunale del Comune di Scilla. I due, nello specifico, si sarebbero macchiati di diversi reati, tra i quali sono stati annoverati rivelazione di segreti d’ufficio e turbata libertà degli incanti, reati aggravati dall’agevolazione mafiosa, collegati a diversi appalti.
Nei prossimi giorni, si avranno maggiori dettagli sull’operazione e sulle azioni che saranno intraprese nei confronti dei soggetti coinvolti all’interno delle attività emerse dalle indagini.
Qualche giorno fa, con un’altra operazione, condotta dalla Guardia di Finanza, sono state arrestate altre 33 persone che sarebbero legate a un giro di fatture false, del valore superiore ai 20 milioni di euro.
Coinvolti nel caso anche vari imprenditori campani e bresciani, che – secondo gli inquirenti – avrebbero riciclato i proventi derivanti dalle attività illecite della ‘ndrangheta, in particolare della famiglia degli Arena, basati a Isola di Capo Rizzuto. Coinvolto nel giro, sembra, anche un funzionario dell’Agenzia delle Entrate che avrebbe aiutato vari soggetti, mettendo in atto le richieste ricevute.
La frode fiscale messa in atto dai soggetti coinvolti – tra i quali spiccherebbero anche catene della grande distribuzione – ammonterebbe a 1,8 miliardi di euro, secondo quanto comunicato finora dagli inquirenti.
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