Oggi, martedì 17 novembre, si terrà una riunione straordinaria della Conferenza delle Regioni per capire se e quando sarà possibile allentare le misure restrittive per le Regioni rosse e arancioni. Una fonte di governo apre, con estrema cautela, alla speranza per i territori più penalizzati dalle norme anti Coronavirus introdotte con l’ultimo Dpcm. Resta però prevalente la linea del rigore e non si sono spente le polemiche di alcuni presidenti in vista delle prossime “pagelle” sul contrasto al virus e soprattutto del Natale.
Dopo le due settimane di restrizioni, nella terza settimana, quella di monitoraggio e verifica, potrebbero quindi esserci “allentamenti per alcune aree, ma questa cosa va ancora stabilita”.
“Potremo finalmente confrontarci sui criteri applicati dal Comitato tecnico scientifico rispetto ai dati forniti a livello regionale. È un atto dovuto per fare chiarezza nei confronti dei cittadini e delle imprese della mia regione” ha detto Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia, Regione che al momento si trova in zona arancione.
Le Regioni ad essere sottoposte a valutazione saranno le prime ad essere entrate in zona rossa
A partire dal 20 novembre, le prime a essere sottoposte a nuova valutazione saranno le Regioni che per prime sono entrate in zona Rossa: Lombardia, Piemonte, Calabria, Valle d’Aosta e Alto Adige. Le pressioni delle categorie produttive in questi territori, soprattutto da parte di ristoratori e commercianti, sui presidenti di Regione si stanno facendo sentire. Tutti chiedono che si agisca sul governo per fargli allentare al più presto le misure restrittive anti Covid-19.
Le Regioni contano di ottenere i cambiamenti di zona dal ministero della Salute anche prima del nuovo Dpcm che dopo il 3 dicembre ridefinirà le regole per le feste natalizie.
Si resta nella zona stabilita per due settimane, poi si decide se allentare le restrizioni
Tuttavia, il meccanismo a tre colori ideato dall’esecutivo con l’ultimo Dpcm prevede dei tempi ben precisi e Roberto Speranza, ministro della Salute, sembra intenzionato a far rispettare le tempistiche senza deroghe.
Sandra Zampa, sottosegretaria del ministero, ha confermato che l’obiettivo del governo è proseguire con il modello delle tre zone, escludendo ancora una volta il lockdown totale. Comunque, di fronte all’ammorbidimento della curva epidemica, non è ancora arrivato il momento di “mollare la presa”, soprattutto in vista del Natale.
Come ha ribadito la fonte di governo sentita da Ansa: “È scritto. Chi ha un colore ci resta per due settimane minimo”. Dalla terza in poi, la settimana decisiva in cui si verificano i dati, si può iniziare a parlare di “allentamenti”, Cts permettendo.
Crisanti: “Stiamo accettando un sacrificio sociale ed emotivo ogni giorno con 500 morti”
Secondo il professor Andrea Crisanti, direttore di microbiologia e virologia all’Università di Padova “sarebbe mortalmente inaccettabile se riaprissimo tutto a Natale, per fare tutto il casino fatto in Sardegna quest’estate e ricominciare dall’inizio”.
Il professore, durante il suo intervento ad Agorà, ha così commentato l’ipotesi di un allentamento delle misure restrittive nelle Regioni in vista del periodo natalizio.
“I casi non stanno aumentando al ritmo della settimana scorsa. Se ieri fossero stati fatti 210-220mila tamponi, saremmo arrivati a circa 36-37mila casi. Quindi ci troviamo davanti a piccole variazioni rispetto al numero dei casi” ha detto il professore. “Sicuramente le misure hanno avuto l’effetto di rallentare l’andamento della curva: la prossima settimana vedremo se la curva inizierà a scendere. Se non scende, bisogna fare qualche altra cosa. Sono morte 9 mila persone dall’inizio della seconda ondata, le famiglie stanno pagando un prezzo emotivo immenso”.
L’obiettivo del governo, ha continuato Crisanti, era quello di smorzare il picco “compromettendo la componente economica del paese”. “È un obiettivo che in qualche modo stanno raggiungendo. Stiamo imponendo un sacrificio importante agli italiani, stiamo accettando un sacrificio sociale ed emotivo ogni giorno con 500 morti”.