Renato Curcio avrebbe ordinato tramite una direttiva il conflitto a fuoco durante il blitz dei carabinieri che portò alla liberazione di Vittorio Vallarino Gangia.
Tra gli elementi considerati dal pm anche una direttiva di Renato Curcio, comparsa sul giornale Brigate Rosse Lotta Armata nella quale il capo delle Br avrebbe ordinato di aprire il fuoco in caso di arrivo dei carabine. Proseguono le indagini sulla morte di Giovanni D’Alfonso, appuntato morto durante il blitz del 5 giugno 1975 alla cascina Spiotta di Arzello dove era tenuto in ostaggio Vittorio Vallarino Gangia.
E’ stato sentito in procura lo scorso 20 febbraio Renato Curcio. L’invito a comparire per l’ex capo delle Br è arrivato nell’ambito delle indagini della morte del carabiniere Giovanni D’Alfonso, l’appuntato morto durante il blitz dei militari alla cascina Spiotta di Arzello. Nel tentativo di liberare Vittorio Vallarino Gangia, imprenditore rapito dalle Brigate che erano solite negli anni ’70 effettuare operazioni di questo tipo per autofinanziarsi. Nel conflitto a fuoco, che portò alla liberazione di Gangia, perse la vita anche la moglie di Curcio, Mara Cagol.
Adesso l’ex capo è indagato per omicidio dalla Procura di Torino; motivazione la direttiva pubblicata sull’allora giornale delle Brigate Rosse, nella quale l’ex terrorista inciterebbe alla controffensiva armata in caso di arrivo delle forze dell’ordine sul post del sequestro.
L’indagine è partita, si legge nella motivazione, in quanto Curcio l’esponente apicale dell’associazione terroristica “cagionava la morte di D’Alfonso Giovanni, appuntato dei Carabinieri intervenuto presso la cascina Spiotta in Arzello di Melazzo”.
La procura ha affermato che la direttiva d’esecuzione all’arrivo dei carabinieri – Rocco Umberto, Cattafi Rosario, D’Alfonso Giovanni e Barberis Pietro – dello scontro a fuoco di Mara Cagol e di un altro soggetto, tramite bombe a mano e colpi d’arma da fuoco.
Nel dettaglio si contesta proprio l’ordine, all’ex capo delle Brigate Rosse, del sequestro di persona – avendo individuato la vittima per scopi economici – di aver deciso il posto del nascondiglio. La direttiva è stata trovata nel Giornale delle Brigate Rosse Lotta Armata per il Comunismo di proprietà di Miagostovich Giovanni Battista, durante l’arresto del brigatista il 20 ottobre del 1975.
Renato Curcio è stato arrestato nel 1974, evaso nel 1975 fu nuovamente arrestato dopo un breve periodo di latitanza. Venne condannato a 28 anni di carcere per concorso in omicidio durante l’attenta alla sede del Movimento Sociale di Padova e altri reati. Nel 1998 venne scarcerato dopo aver scontato 21 anni in carcere (25 di reclusione), 12 dei quali di carcere duro.
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