Condannato a 4 ergastoli e 296 anni di carcere per efferati delitti, rapimenti, evasioni e numerose rapine compiute con la sua banda nella Milano della ‘ligera’ a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, Renato Vallanzasca è oggi un uomo che potrebbe essere ‘ammesso alla liberazione condizionale’, ovvero potrebbe concludere la sua pena fuori dal carcere in regime di libertà vigilata. La decisione, dopo l’udienza, spetterà ai giudici della Sorveglianza.
[didascalia fornitore=”ansa”]La foto del boss Francis Turatello testimone di nozze al matrimonio di Renato Vallanzasca esposta a Palazzo Morando a Milano dove è stata allestita la mostra: ” Milano e la mala, storia criminale della città’ dalla rapina di via Osoppo a Vallanzasca”[/didascalia]
Renato Vallanzasca, attualmente detenuto nel carcere di Bollate, aveva già ottenuto la semilibertà nell’ottobre del 2013 con la possibilità per lui di lavorare durante il giorno, ma con l’obbligo di rientrare in carcere ogni notte. Concessione che era stata revocata dopo che il ‘bel René’ aveva perso dopo l’arresto del giugno 2014 per il furto di due paia di boxer, due cesoie e del concime per piante in un supermercato milanese. Oggi il protagonista della mala milanese, con quattro ergastoli a suo carico, chiede al Tribunale di Sorveglianza di Milano che gli vengano concesse la liberazione condizionale e la semilibertà che gli era stata revocata. Per l’equipe di osservazione e trattamento del carcere di Bollate, in una relazione depositata dalla difesa al Tribunale di Sorveglianza, che dovrà prendere la decisione finale si evince che Renato Vallanzasca ha avuto un “cambiamento profondo, intellettuale ed emotivo e non potrebbe progredire con altra detenzione“. E dunque si ritiene che “possa essere ammesso alla liberazione condizionale“. Secondo quanto precisato nella relazione dell’equipe del carcere di Bollate diretta da Massimo Parisi, sia una cooperativa che una comunità hanno manifestato la disponibilità di far svolgere attività sociali a Vallanzasca, come già avvenuto in passato.
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