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Nata per contrastare (ed emulare) il successo di un’altra francese, Renault 4 diventerà lei stessa un mito. La casa della Losanga studiò a lungo i tratti vincenti della Citroen 2CV e nel 1961 presentò al Salone di Parigi quella che sarebbe stata una storia inossidabile, lunga ben 32 anni. Longevità rilevantissima, che solo pochi modelli iconici possono vantare. Cosa caratterizzava la R4? A guardarne le dimensioni, oggi faremmo molta fatica a identificarla in un segmento, o forse no.
L’altezza tra il metro e 53 e l’1.71 – a seconda della carrozzeria, declinata in molteplici versioni -, di fatto oggi la posizionerebbe tra i crossover e possiamo dire che un po’ lo fosse pure, Renault 4. Ben 20 centimetri d’altezza dal suolo le permettevano di disimpegnarsi egregiamente anche su strade molto sconnesse, pur non avendo alcuna trazione integrale, figurarsi! Anzi, nasceva con l’obiettivo esattamente opposto, di vettura economica, pratica e funzionale. Berthand la disegnò così e i test di collaudo furono estenuanti, come mai prima d’allora probabilmente.
Dicevamo delle dimensioni. Nel parallelo impossibile tra il 1961 e il 2014, oggi sarebbe una citycar visti i 3 metri e 60 centimetri di lunghezza, tuttavia, quelli erano anche gli anni della Fiat 500, ampiamente al di sotto di questo valore. A bordo si stava “comodi” in quattro, ma non pensate a sedili di chissà quale confort o ricercatezza, la panchetta posteriore presentava seduta e schienale in tessuto, intrecciato come una qualunque sedia da bar dell’epoca, tutto molto semplice, economico, pratico. In fondo, non doveva avere doti da ammiraglia. Oltre all’abitabilità per quattro persone, largo anche a un bagagliaio enorme, con un portellone dall’apertura regolarissima e, purtroppo, tragicamente famoso. I 480 litri di spazio sono un valore oggi impensabile su un’auto con le dimensioni della Renault 4, e nel 1978 fu proprio nel vano di una R4 rossa che le Brigate Rosse fecero ritrovare il cadavere di Aldo Moro, in via Caetani.
Su quell’auto si è creato un alone di mistero, che torna d’attualità oggi. Ceduta dal legittimo proprietario al Viminale, dopo non pochi problemi iniziali per dimostrare come non c’entrasse nulla con il rapimento Moro, prima della sua morte Filippo Bartoli l’ha lasciata nel cortile della residenza a Macerata e ancora si attende che qualcuno si prenda cura di quello che è un pezzo di storia italiana, per le vicende che girano intorno.
Tornando al modello, alle doti di praticità, robustezza ed economia costruttiva, si affiancavano due soluzioni originali. Da un lato, il passo differenziato tra i due lati della vettura, più lungo sul lato destro di 4,8 centimetri per il montaggio trasversale delle lunghe barre di torsione che sostituivano le molle degli ammortizzatori come elemento elastico; la seconda novità era rappresentata dal raffreddamento a circuito chiuso del motore, con acqua e antigelo a controllare la temperatura del quattro cilindri da 747 cc e 24 cavalli, propulsore del debutto nel 1961.
Nel corso degli anni, l’escalation delle prestazioni, delle migliorie, accompagnerà la Renault 4 fino al 1992, passando dal motore 747 a uno da 1100 cc, dai 24 ai 34 cavalli, dai 90 ai 125 km/h di velocità massima, ma anche un enorme incremento del peso, se si pensa che i 530 kg del 1961 diventeranno 720 kg nell’ultima generazione.
E’ curioso analizzare a distanza di oltre 20 anni dall’uscita di scena della Renault come il testimone sia passato da un mito a un altro, dalla R4 alla Twingo.
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