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Politica

Renzi lancia la federazione con Calenda e Azione, ma non lascia il campo

Giornata di annunci, oggi, nelle opposizioni. Prima dell’annuncio di Elly Schlein di candidarsi alla segreteria del Partito democratico, anche Matteo Renzi, da Milano, ha chiarito quale saranno le intenzioni sue e del suo schieramento per il futuro. All’assemblea nazionale di Italia Viva, l’ex presidente del Consiglio ha chiesto “di fare un accordo di federazione con Azione e con Carlo Calenda”.

Matteo Renzi – Nanopress.it

Il terzo polo, una realtà che già esiste e che giorno dopo giorno sta strappando consensi tanto nel centrosinistra, quanto nel centrodestra, non diventerà subito un partito, però. Di quello se ne parlerà nel 2024, per ora è meglio concentrarsi su una federazione che “avrà il compito di rappresentare il nostro disegno europeista, con i gruppi parlamentari in Italia e in Europa“, ha detto. Dal palco di Milano, tra l’altro, Renzi ha lanciato anche un appello al Partito democratico per chiedere un ticket tra Pier Francesco Majorino e Letizia Moratti, che sa già non verrà accettato.

Renzi vuole lanciare una federazione con Calenda e con Azione

Dal Monk a Roma al centro congressi Mico della Fiera di Milano passa molto più di un attimo, sicuramente il futuro di due forze (politiche) che si attraggono e si respingono. Nella Capitale c’è Elly Schlein che ha parlato e ha annunciato la sua candidatura alle primarie per la segreteria del Partito democratico, in Lombardia, invece, c’è Matteo Renzi che all’assemblea nazionale di Italia Viva ha spiegato che ne sarà della sua formazione, nata nel 2019 dopo il suo addio ai dem.

Matteo Renzi e Carlo Calenda – Nanopress.it

Vi chiederò di fare un accordo di federazione con Azione e con Carlo Calenda. Non subito un partito, ma una federazione“, ha iniziato l’ex presidente del Consiglio davanti ai militanti. Non un passo indietro, però, perché l’impegno nel partito che ha fondato continuerà. Un discorso lungo, in cui ha toccato diversi punti, e per cui lo stesso fiorentino ha scherzato con i suoi, dicendo che avrebbe spoilerato il finale, subito. “Da qui al 2024 – ha detto Renzi – dobbiamo continuare il percorso di federazione con Azione. E chiederò a Teresa Bellanova e a Ettore Rosato di essere nel comitato della federazione per evitare di fare cose strampalate che, sono sicuro, non si faranno“.

Ma perché una federazione e non uno schieramento vero e proprio? Secondo il leader di Italia Viva, il partito unico “ha degli aspetti positivi, ma anche degli aspetti negativi, perché non prendi subito le potenzialità di questo progetto. Se facciamo un percorso di federazione vuol dire che la federazione avrà il compito di rappresentare il nostro disegno europeista, con i gruppi parlamentari in Italia e in Europa. E come Italia viva possiamo creare occasioni di crescita“.

Non sarà e non deve essere una gara di tesseramento, ha spiegato ancora Renzi, perché, se si entra in quella logica, significa che non si è capito nulla. “Va trovato un criterio diverso, cioè legare il tesseramento a un grande progetto politico e culturale basato sui contenuti“, ha detto. Nel 2024, ancora, la musica potrebbe cambiare, creando appunto una “casa definitiva dei nostri progetti politici, europei ed italiani, lo faremo con Italia viva e con l’obiettivo della ‘scelta’ (acronimo di Salute, Cultura, Europa, Territorio e Avvenire, ndr). Soprattutto lo faremo sapendo che sì, di tempo ne abbiamo un po’ meno, di entusiasmo così così, ma chi è stato oggetto di tutte le aggressioni di cui siamo stati oggetto noi dà del tu alla libertà e ha tanta voglia di futuro“.

Bello incontrare centinaia di persone a Milano. Tanta voglia di buona politica, tanta passione, tanto entusiasmo. Il Terzo polo sarà il primo partito alle europee del 2024“, ha detto ancora Renzi, perché poi l’assemblea nazionale di Italia Viva, udita la sua, “la approva”. Nel documento, Italia Viva “dà mandato a Matteo Renzi di condividere con Azione e Calenda i tempi e il percorso della federazione ‘terzo polo’ verso la lista unitaria per le europee del 2024 Renew Europe”. E “chiede di lanciare subito dopo la partenza della federazione il tesseramento 2023, con le modalità spiegate nella relazione, e le modifiche statutarie che valorizzino anche un maggior impegno, in prima persona, di Matteo Renzi“, ha detto Ettore Rosato, il presidente del partito fondato da Renzi.

Il leader di Italia Viva all’attacco di Giuseppe ‘condono’ Conte, del Pd e (forse) anche del governo

Uno dei motori che muoverà lui, ma anche i militanti sarà credere “alla verità dei fatti“, perché “Italia Viva è fatta da quelli che ci credono quando gli altri non ci credono più“. Loro, ha aggiunto l’ex premier, vogliono essere l’opposto del presidente del MoVimento 5 stelle, e devono credere nei loro ideali. “Io posso perdere una battaglia ma non la credibilità delle sfide che faccio. Giuseppe ‘condono’ Conte è l’uomo che indipendentemente dai singoli contenuti è in grado di sostenere tutto e il contrario di tutto e, alla fine, è il niente che avanza“.

Sul tema, ha continuato ad attaccare l’avvocato di Volturara Appula, che “ha fatto un’operazione trumpiana. Sostenere quello che fosse un condono, rende chi si arrampica sui vetri un ragazzino di prima elementare. Continua a sostenere che ha fatto il condono ma era colpo di Luigi Di Maio“. Per lui e per il partito, ha precisato, il pentastellato non èun’ossessione personale“: una persona garbata, tranne quando arriva a minacciare, come ha fatto con il reddito di cittadinanza. La cosa che fa Conte è tentare, adesso, di diventare il leader della sinistra e cerca di irretire il Pd che era in prima fila con noi a combattere il condono“.

A proposito di Partito democratico, l’ex premier non ha risparmiato stoccate neanche a loro: “C’è stato un tempo, una stagione – ha detto -, in cui il Pd vinceva le elezioni, prendeva il 40,8%, governava in seimila comuni su ottomila e in 17 regioni. Quella stagione è finita perché avete fatto la guerra a chi vi portava a vincere, per chiamare indietro chi vi portava a perdere“.

Matteo Renzi e Letizia Moratti – Nanopress.it

Qualcosa, però, potrebbe cambiare, a iniziare dalle elezioni regionali in Lombardia, perché per Renzi, “se domani mattina un rinsavimento complessivo portasse Pierfrancesco Majorino ad accettare di fare il vice di Letizia Moratti, a febbraio in Lombardia si vincerebbe, dopo 30 anni. La regione cambierebbe colore“. Un appello a cui neanche lui crede così tanto, sicuramente un grido, un avvertimento che punta a far passare “l’allergia alla vittoria che ha caratterizzato l’azione del Pd alle politiche si è trasmessa per contagio anche al Pd lombardo“.

Anche perché l’ex vice governatrice della Lombardia è vero che “non viene dalla cultura politica di sinistra, ci eravamo arrivati anche noi a questo“, ma ha dato dei segnali, per esempio dopo il reintegro dei medici no-vax. “lo dico anche al sindaco di Milano Giuseppe Sala, di cui apprezzo la capacità amministrativa, un po’ meno la visione politica, se vogliamo vincere in Lombardia, la possibilità di fare un ticket Moratti-Majorino ci farebbe andare in vantaggio. Se poi vi fa schifo vincere e vi fa piacere perdere, allora tenete Majorino e l’importante sarà partecipare“, ha concluso sull’argomento. per poi passare alla legge di bilancio e al governo di Giorgia Meloni.

Ecco, la manovra è stata definita in due parole: “benzina e sigarette. Ed è subito prima Repubblica“. Con l’aiuto di Calenda, che ha incontro la premier, però, qualcosa potrebbe cambiare: “Le abbiamo fatto una sorta di tutorial“, ha detto prima di annunciare che continueranno a votare no, ma se alcune singole proposte “vengono accolte noi siamo entusiasti“. “Questo – ha aggiunto Renzi – lo dico ai commentatori, cosa vuol dire, fare la stampella o dare una mano a riscrivere una legge di bilancio scritta male?“.

Perché loro non sono la ruota di scorta del governo. “Conoscendo la modestia che unisce me, Calenda e tanti di noi, come fa gente come noi ad accettare di essere una ruota di scorta?“. Loro, piuttosto, hanno “l’umile consapevolezza di essere il motore, il volante e l’acceleratore. Siete voi – si è poi rivolto al Pd, a cui ha dedicato diversi affondi – che viaggiate con il freno a mano tirato da mesi“.

E non saranno la ruota di scorta nonostante l’interessamento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, alla vicenda della fondazione Open di Renzi: “Ci sono tante persone, oggi, che non ce la fanno più a vivere perché sono finite dentro il vortice delle indagini“, per questo si deve lavorare per migliorare le cose.

È bastato che dicesse questo, e non che Renzi ha ragione, per far partire l’Anm, la redazione del Fatto, che talvolta sono interscambiabili e un pezzo del Csm. Ed è uno scandalo che si sia rinviata la scadenza istituzionale del Csm con l’accordo di Fdi e Pd“, ha spiegato prima di rivolgere direttamente una domanda al Guardasigilli. “Se c’è una sentenza della Cassazione che dice che questo materiale lo devi distruggere e non trattenere, può il pm dire ‘me ne sbatto della Corte di Cassazione e far girare quel materiale?’. È tutta lì la domanda. Le sentenze della Cassazione valgono solo per i cittadini o anche per i pm?“, si è chiesto il leader di Italia Viva, che si è poi lamentato del modo in cui ha dovuto scoprire che nonostante si sia puliti si devono spendere soldi ed energia per dimostrarlo.

Renzi, poi, ha concluso il suo lungo intervento parlando dell’Europa che, per lui, sta perdendo il proprio ruolo. “Non dirlo – ha precisato – significa negare la realtà. Compiacersi di una nostra presunta centralità significa chiudere gli occhi“. “Tra Stati Uniti e Cina si gioca la partita del 21esimo secolo e l’Europa deve essere protagonista“, ha detto. Inoltre “ciò che sta accadendo nel silenzio in Iran, non può vederci spettatori distratti“. A questo proposito, però, ha voluto fare i complimenti e ringraziamenti al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, per quello che ha fatto per Alessia Piperno, detenuto nel carcere di Evin per oltre un mese. Il vicepremier, infatti, ha “fatto di tutto per averla riportata a casa dalla carceri iraniane, dove ci sono state troppe persone torturate nel silenzio“.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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