[didascalia fornitore=”ansa”]I genitori di Matteo Renzi, Tiziano Renzi e Laura Bovoli[/didascalia]
I genitori di Matteo Renzi, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, sono al centro di una nuova indagine circa il fallimento risalente al 2015 della cooperativa di servizi ‘Delivery Service Italia’, con sede a Rignano sull’Arno. L’indagine, effettuata dalla Procura di Cuneo come approfondimento su un crac e sulle false fatturazioni di un’altra società gestita dalla famiglia Renzi, ha portato all’invio di un avviso di garanzia per bancarotta fraudolenta a Laura Bovoli, a cui si imputa uno ‘strano giro di denaro’.
Su questa ‘seconda’ indagine riguardante la cooperativa di servizi Delivery Service, ha lavorato la procura di Firenze.
Come si legge su La Stampa, le indagini coordinate dal procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal pubblico ministero Christine Von Borries, hanno riguardato i presunti collegamenti tra la cooperativa Delivery, la società (sempre gestita dai Renzi) ‘Eventi 6’ e altre cooperative riconducibili – ancora una volta – alla famiglia Renzi, ossia la ‘Marmodiv’ e la ‘Europe service srl’.
La nuova inchiesta vuole invece approfondire l’ipotesi del ‘sistema di fallimenti dolosi’ nel quale sarebbero coinvolti anche i genitori di Renzi.
L’accusa teorizza che i manager indagati hanno volontariamente provocato dolosamente ‘il fallimento della società per aver omesso sistematicamente di versare i contributi previdenziali e le imposte’.
Nel faldone di questa inchiesta sono stati già iscritti con l’ipotesi di bancarotta fraudolenta gli ex amministratori della ‘Delivery’ dal 2009 al 2014, ossia gli ex presidenti Pier Giovanni Spiteri, Pasqualino Furii e Simone Verdolin e gli ex vicepresidenti Gian Franco Massone e Roberto Bargilli (già autista del camper di Renzi in campagna elettorale 2012), tutte persone legate in qualche modo ai genitori dell’ex segretario del Pd.
In un altro procedimento sulle false fatturazioni, i genitori dell’ex premier rischiano già di finire sotto processo. Secondo l’ipotesi d’accusa, l’imprenditore pugliese, Luigi Dagostino avrebbe pagato (profumatamente e senza giustificazione, secondo i pm) 200 euro per un breve studio di fattibilità circa la costruzione di un ristorante nel ‘The Mall’ di Reggello, punto ristoro che però non è mai stato realizzato.
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