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Resti umani trovati su un ghiacciaio in Svizzera, identificati con il Dna

Sono di un alpinista scomparso 48 anni fa i resti umani trovati in un ghiacciaio in Svizzera pochi mesi fa, la conferma tramite Dna.

Ghiacciaio Corbassière – Nanopress.it

Aveva 32 anni l’inglese disperso nel 1974 sul Grand Combin, massiccio montuoso delle Alpi Svizzere non lontano dal confine con l’Italia, i cui resti sono stati trovati a settembre dell’anno scorso.

Il ritrovamento dei resti umani

Era il 5 settembre del 2022 quando sul ghiacciaio di Corbassière, a nord del Grand Combin, a causa dell’arretramento dello strato di ghiaccio, sono stati trovati dei resti umani che in questi mesi sono stati sottoposti a diversi esami per capire l’identità della vittima.

Si tratta di un giovane alpinista 32enne che era scomparso negli anni Settanta e la sua identità è stata confermata dai test del Dna, ripetuti più volte dalla polizia cantonale del Vallese, che ha riferito la notizia.

Grazie ai test genetici ma anche alla collaborazione fra Interpol e autorità britanniche è stato possibile dare un nome alla giovane vittima, la cui famiglia per troppo tempo ha aspettato senza un luogo in cui piangere il ragazzo.

Si sono verificati spesso ultimamente i casi di resti umani restituiti dai ghiacci, infatti nel 2018 emersero le ossa di un alpinista giapponese disperso da 4 anni mentre un anno prima, sul ghiacciaio del Miage successe la stessa cosa e le vittime erano due ventenni dispersi dal 1992.

Il ritrovamento dei resti dell’alpinista inglese

Fra gli effetti del cambiamento climatico e quindi della riduzione dei ghiacciai, il peggiore è il ritrovamento di resti umani e la notizia di quelli che sono stati identificati oggi era arrivata il 5 settembre.

Gli agenti elvetici e il personale dell’Aeronautica Militare scoprirono delle ossa sul Corbassière e intensificarono le ricerche in quei luoghi per capire se c’erano altre vittime sepolte sotto la neve.

Le ossa, rinvenute vicino al comune di Val de Bagnes, vennero portate all’ufficio di medicina legale per iniziare le complesse operazioni di identificazione e nel frattempo il Ministero aprì un’indagine.

Casi analoghi

Come abbiamo detto non è l’unico ritrovamento di resti umani di alpinisti, anche se finora è il più datato.

Nel luglio del 2022 sono state scoperte ossa e attrezzature sul ghiacciaio Stockji di Zermatt, che l’analisi del Dna ha rivelato appartenere a una persona scomparsa nel 1990, precisamente un tedesco diretto a Domodossola, dove non è mai arrivato.

Ancora prima, nel 2018, sul Cervino sono stati rinvenuti i resti di un alpinista 40enne giapponese che aveva intrapreso in solitaria l’ascensione verso la vetta.

Il 23 agosto dell’anno prima sono stati trovati resti umani ed effetti personali di due alpinisti ventenni, uno tedesco e l’altro turco, sul ghiacciaio del Miage, nel massiccio del Monte Bianco. I due risultavano dispersi dal 1992.

Come riferito da Steve Leger, portavoce del Pubblico Ministero vallesano, la polizia ha un dossier relativo a tutte le persone scomparse dal 1925 e la metà di queste in montagna. Tali fascicoli vengono costantemente analizzati e le autorità approfittano del ritiro dei ghiacciai per approfondire le ricerche e fare scoperte come quelle degli ultimi anni, per dare risposte alle famiglie anche se a lunga distanza di tempo.

Soccorritori – Nanopress.it

L’altra faccia delle temperature alte del globo porta a questa conseguenza terribile da un lato ma importante dall’altro perché le vittime non rimangono disperse ma possono ricevere identificazione, degna sepoltura e se ancora li hanno, parenti che sanno dove andare a portare dei fiori.

Una passione quella per la montagna, che unisce tantissimi alpinisti esperti e appassionati di escursioni, ma che purtroppo va coltivata con molta attenzione perché può essere davvero in alcuni casi un viaggio di non ritorno.

Claudia Marcotulli

Diplomata in grafica pubblicitaria, amo l'arte, la natura, gli animali, la grafica, la fotografia e la scrittura.

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