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La giovane Reyhaneh Jabbari è stata impiccata dopo essere stata condannata a morte per l’uccisione dell’uomo che aveva intenzione di stuprarla. Era stato stabilito che il giorno dell’esecuzione fosse il 30 settembre, ma un rinvio aveva fatto sperare in un atto di clemenza. Invece, la notizia dell’imminente esecuzione era arrivata ieri sera, quando i genitori della ragazza erano stati convocati in carcere per vederla per l’ultima volta. Davanti al lavoro del boia erano presenti i genitori di Reyhaneh e il figlio della vittima. I media riportano che secondo fonti vicine alla famiglia, sarebbe stato proprio il giovane a togliere lo sgabello sul quale la ragazza poggiava i piedi.
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Solo il giorno prima, alla madre era stato permesso di visitare Reyhaneh per un’ora, e questo era stato considerato un segnale che l’impiccagione era imminente.
La 26enne era poi stata trasferita in un altro carcere, dove all’alba di sabato 25 ottobre 2014 è stata impiccata.
Reyhaneh era stata arrestata nel 2007 per l’omicidio di Morteza Abdolali Sarbandi, ex dipendente del ministero dell’Intelligence di Teheran. Aveva 19 anni.
La ragazza ammise di aver accoltellato alle spalle l’uomo, ma per difendersi da un’aggressione sessuale.
Il relatore dell’Alto commissariato per i diritti umani dell’Onu aveva denunciato che il processo del 2009 era stato viziato da molte irregolarità e non aveva tenuto conto che si era trattato di legittima difesa di fronte a un tentativo di stupro.
Il perdono della famiglia della vittima avrebbe salvato Reyhaneh dalla forca, ma il figlio dell’uomo ha chiesto che la ragazza negasse di aver subito un tentativo di stupro e lei si è sempre rifiutata di farlo.
La campagna internazionale lanciata per salvare Reyhaneh, non ha sortito alcun effetto, come anche gli appelli che la madre, Sholeh Pakravan, aveva disperatamente affidato ad Aki-Adnkrons International.
‘L’ho abbracciata per l’ultima volta – diceva la donna nell’ultimo appello, di ieri sera – intervenite al più presto, fate qualcosa per salvare la vita di mia figlia‘.
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La pagina Facebook della campagna per salvare la giovane arredatrice d’interni ha pubblicato la scritta ‘Riposa in pace’.
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