11 anni dopo emergono nuove piste e due indagati per il cruento omicidio del 38enne, a riaprire il caso una lettera anonima.
Era il 12 marzo 2012 quando tra le campagne di Villaretto di Borgaro fu ritrovato il corpo di Giovanni Marco Chisari, 38 anni. L’omicidio rimase irrisolto per prove e dati insufficienti, ma oggi, dopo 11 anni, gli inquirenti hanno deciso di riaprirlo sulla spinta di una lettera anonima. Al momento ci sono due indagati, Ivan Marcello e Alessandro Meloni.
Il cadavere del 38enne fu rinvenuto carbonizzato e con un chiodo conficcato nella fronte. Secondo le indagini, Marco Chisari fu seviziato e gli furono legate le mani con del fil di ferro. Poi, fu infilato vivo in un sacco di nylon prima di essere dato alle fiamme.
Sin da subito si è pensato a un’esecuzione di stampo mafioso, eppure il 38enne non sembrava avere un passato particolarmente violento, salvo per qualche furto. Inoltre, stando alle testimonianze raccolte Chisari avrebbe avuto qualche problema legato alla tossicodipendenza.
In mancanza di piste perseguibili e possibili indagati, il caso venne chiuso. E così è rimasto fino ai nostri giorni, quando al pm Dionigi Tibone è arrivata una lettera anonima che ha portato a decidere a favore della riapertura delle indagini.
Secondo l’autore della lettera, rimasto anonimo, Chisari sarebbe stato assassinato a seguito di un furto di cui si sarebbe reso colpevole a marzo 2012, in una villa in via Sansovino.
È così che si è arrivati sulle tracce di Ivan Marcello e Alessandro Meloni, i fratelli indagati rispettivamente per omicidio premeditato e occultamento di cadavere. In particolare, la lettera anonima descrive Ivan come il genero di un noto pregiudicato che avrebbe avuto più di qualche problema con la giustizia.
La pista, quindi, prevede che Chisari abbia commesso un furto in quel lontano marzo 2012 proprio presso la villa di questo parente criminale. A quel punto, è arrivata la vendetta a stampo mafioso della famiglia.
Non è tutto, però, l’autore della lettera anonima ritiene che la vittima si fosse in realtà addossata la colpa del furto sotto compenso dei veri ladri, ignaro di che tipo di famiglia fosse coinvolta nella vicenda. E così, Chisari si sarebbe ritrovato incastrato a sua insaputa in una questione più grande di lui.
Le indagini, comunque, sono in corso. L’obiettivo è quello di determinare l’attendibilità delle informazioni contenute nella lettera, operazione alla quale si stanno dedicando i carabinieri del comando provinciale.
Ivan Marcello Meloni, uno dei due indagati, avrebbe affermato di non aver mai avuto contatti ravvicinati con Marco Chisari, salvo averlo incontrato in qualche occasione. Questo è quanto emerso dall’interrogatorio di ieri, durato un’ora e mezza e durante il quale Meloni è stato assistito dal suo avvocato, Antonio Mencobello.
Ancora nessuna dichiarazione recente invece da parte della famiglia della vittima. Cassandra, la sorella di Marco Chisari, aveva scritto su Facebook un post carico di rabbia e dolore in seguito al rinvenimento del corpo. “Non eri un santo ma non ti meritavi questo” scriveva la donna, che concludeva lo sfogo augurandosi che gli autori dell’omicidio pagassero per quanto fatto, “ma non con la morte: devono soffrire”.
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