Cancellazioni, dirottamenti, paura dei roghi. In Sicilia è caos turismo, mentre riapre dopo tre settimane l’aeroporto di Catania.
La Sicilia dopo i roghi e la crisi della fine di luglio è in ginocchio e il settore turistico rischia il collasso. Mancano viabilità, trasporti, accoglienza, sostegni dal governo. La denuncia delle associazioni: “Se non si recupera a settembre si rischiano altri danni“.
Gli incendi e i recenti disagi in Sicilia – tra l’aeroporto di Catania e i roghi di Palermo – hanno svelato tutte le debolezze dell’Isola in un colpo solo. Mentre da Roma si continua a premere per progetti miliardari come quello del Ponte sullo Stretto (e a dare degli ignoranti a chi la pensa diversamente) l’Isola necessita di sostegno e mosse concrete. Azioni mirate, partendo dalle basi e dalle necessità di una Regione organizzata male e collegata peggio, dove il turismo è una risorsa importante ma che non può essere sfruttata.
Partendo dall‘aeroporto di Catania, messo in ginocchio dalle fiamme, che riapre dopo tre settimane dopo centinaia di voli cancellati, riprogrammati, mentre la Sicilia brucia e le vie di comunicazione vengono rase al suolo.
Proprio il settore turistico è quello che ne ha risentito di più, con le peggiori conseguenze per albergatori e ristorati. L’allarme lo ha lanciato anche l’Associazione regionale guide Sicilia. In una recente intervista al Fatto Quotidiano Angela Inferrera, componente del direttivo, ha posto l’accento sul disagio e le difficoltà recenti. Secondo Inferra la situazione sarebbe destinata a peggiorare, e ad essere danneggiata è anche l’immagine dell’Isola: “Se non si recupera in fretta, da qui a settembre si moltiplicheranno i danni”.
Come ha denunciato anche l’associazione “Basta incendi” intanto, in Sicilia manca ancora una conta dei danni. Tra Catania, Agrigento, Palermo, le prenotazioni cancellate non si contano. Rimangono ancora in piedi le zone del Siracusano, ma anche tra Ragusa e Noto.
E’ stato il caso, secondo la presidente dell’associazione Guide turistiche della provincia di Catania che ancora al Fatto ha reso l’idea della grande confusione dopo i vari dirottamenti: “Le agenzie hanno risarcito cifre esorbitanti, per garantire i trasferimenti. Alcuni turisti sono stati dirottati a Trapani; altri hanno cancellato perché preoccupati dai roghi”.
Lo scorso 27 luglio Daniela Santanché aveva promesso un fondo da 10 milioni di euro per i risarcimenti ai viaggiatori e agli operatori, dopo i disagi provocati dagli incendi. Il governo ha tentato di prendere delle contromisure anche con la proposta dell’Assessorato regionale al Turismo. La mossa di Elvira Amata di Fratelli d’Italia era quella di rilanciare la Sicilia con degli spot televisivi per rilanciare l’immagine dell’Isola.
Ma invece di esaltare i prodotti culinari e le spiagge bianche, come intenzione della componente della giunta di Renato Schifani, il turismo avrebbe bisogno in Sicilia di rassicurazioni su viabilità, trasporto e accoglienza dignitosa.
I turisti sono lasciati a loro stesso, ieri all’aeroporto di Catania i viaggiatori – segnala ancora il Fatto – dovevano praticamente cavarsela da soli. E non è difficile immaginarlo. Basta aver messo piede in uno degli scali siciliani che siano essi terminal di autobus o aeroporti, per vederne la grandissima difficoltà.
Anche la presidente delle guide turistiche catanesi Belfiore si sente “ignorata” dalla politica, ricordando come dopo la crisi Taormina ha aumentato i biglietti dei bus del 70%. Disagi per i turisti che si tramutano facilmente – purtroppo – anche in gravi inconvenienti per i residenti.
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