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Conviene aderire ad un ricorso contro il blocco rivalutazione pensioni? In questo post cerchiamo di fare il punto della situazione, alla luce soprattutto dell’ultima sentenza della Corte Costituzionale.
Tutto nasce con il “Salva Italia” che aveva imposto il blocco rivalutazione pensioni per il 2012-2013 sui trattamenti previdenziali superiori a 3 volte il minimo Inps – 1.405,05 euro lordi. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 70 del 2015, aveva cancellato questa misura perché la considerava incostituzionale, ed il Governo Renzi, l’aveva recepita con il decreto 65/2015 ed il cosiddetto bonus Poletti. Si prevedeva un rimborso parziale del blocco della rivalutazione solo per le pensioni fino a 6 volte il minimo Inps.
A seguito di questo provvedimento migliaia di pensionati hanno promosso più di un ricorso contro il blocco rivalutazione pensioni presso diversi tribunali italiani, e in più di un’occasione gli atti sono arrivati fino alla Corte Costituzionale. La Consulta ha stabilito, con la sentenza n. 250 del 25 ottobre 2017, che il bonus Poletti “realizzi un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica”.
Questa decisione, chiaramente avversa a chi ha presentato un ricorso contro il blocco rivalutazione pensioni, non ha bloccato l’iniziativa degli studi legali, che ora stanno proponendo ai pensionati un nuovo ricorso contro il blocco rivalutazione pensioni da presentare alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Questo tribunale ha sede a Strasburgo, ed ha il potere di condannare gli Stati se non rispettano i diritti garantiti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, e quindi anche l’Italia.
Io su questo ricorso contro il blocco rivalutazione pensioni qualche dubbio l’avrei – ma potrei benissimo sbagliarmi – e per spiegarvelo citerò una sentenza della Corte di Strasburgo “se, in linea di principio, il potere legislativo può regolamentare in materia civile, con nuove norme a portata retroattiva, i diritti derivanti da leggi in vigore, il principio della preminenza del diritto e la nozione di processo equo sanciti dall’articolo 6.1 si oppongono, a meno che non sussistano imperiosi motivi di interesse generale, all’ingerenza del potere legislativo nell’amministrazione della giustizia allo scopo di influenzare l’esito giudiziario della lite”.
La Corte di Strasburgo potrebbe trovare gli “imperiosi motivi di interesse generale” nel fatto che la bocciatura del bonus Poletti potrebbe costare allo Stato circa 30 miliardi di euro – la stima è del legale Inps Luigi Caliulo. E d’altra parte il blocco sulla rivalutazione delle pensioni ha prodotto una riduzione dei trattamenti previdenziali che gli stessi uffici legali ricorrenti hanno valutato nel 5-6%. Un taglio che potrebbe essere considerato nei limiti della ragionevolezza dal giudice. I miei dubbi non devono fuorviare: il ricorso contro il blocco rivalutazione pensioni alla corte di Strasburgo potrebbe avere successo.
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