Le multe sono l’incubo degli italiani, soprattutto di chi vive in simbiosi con la propria auto perché costretto ad utilizzarla ogni giorno per andare al lavoro. In questo nostro strano Paese è fin troppo frequente il caso di essere costretti a presentare un ricorso contro una multa ingiusta. Gli automobilisti sono la categoria di italiani più tartassata da questo punto di vista e gli autovelox sono una vera manna per i comuni italiani, che grazie alle multe riescono a rimpinguare le loro casse.
Oggi vediamo come fare ricorso contro una multa da autovelox notificata oltre 90 giorni.
Non dovrebbe capitare, invece gli enti multatori, soprattutto i comuni, spesso e volentieri interpretano la legge a modo loro e infliggono a noi poveri sudditi torture burocratiche infinite. Da quando poi è dilagata l’epidemia degli autovelox usati come bancomat per rastrellare quattrini, non c’è quasi più scampo. Però spesso la magistratura mette un freno a queste pretese. Sono numerose le sentenze nei ricorsi a favore degli automobilisti, sia a livello dei giudici di pace che della Cassazione. Riepiloghiamo l’argomento.
RICORSO MULTA AUTOVELOX NOTIFICATA DOPO 90 GIORNI
COSA DICE LA LEGGE
Cominciamo dal Codice della strada per vedere cosa dice il legislatore riguardo il ricorso su una multa da autovelox notificata oltre i 90 giorni. L’articolo 201 impone che, quando la violazione da multa autovelox non può essere contestata immediatamente, il relativo verbale completo di tutte le indicazioni precise e dettagliate deve essere notificato al trasgressore entro 90 giorni dall’accertamento. Per i residenti all’estero il termine sale a 360 giorni. Se l’identificazione del trasgressore avviene successivamente al momento della violazione, la pubblica amministrazione ha 90 giorni per consegnare la notifica a partire dal momento in cui è “posta in grado di provvedere all’identificazione“, come recita il comma 1. Questo passaggio è fondamentale, come vedremo fra poco. Capita infatti di prendere multe da autovelox senza nemmeno ricordarsi di essere passati da una certa strada diversi mesi prima e in genere in questi casi per paura di more e maggiorazioni varie si tende a pagare la multa senza pensarci su.
MULTE AUTOVELOX: NOTIFICHE SPEDITE PER POSTA
Un altro aspetto molto importante, causa di parecchi problemi in caso di ricorso, è il momento in cui la notifica viene consegnata. Lo stesso articolo 201, al comma 2, dice che le notifiche delle multe da autovelox devono essere consegnate da messi comunali, funzionari dell’amministrazione che ha accertato la violazione o attraverso la posta, secondo le norme che regolano le notifiche attraverso il servizio postale. Queste norme si riassumono nel decreto legislativo numero 58 del 31 marzo 2011. Esso dice espressamente all’articolo 4 che le notifiche per le violazioni dell’articolo 201 del Codice della strada (e le multe autovelox non sono escluse), quando spedite per posta, devono essere affidate esclusivamente al fornitore del servizio postale universale. Per legge, tale fornitore è Poste italiane, fino al 2026. Quindi non sono valide le notifiche spedite tramite corrieri privati. E’ accaduto in passato in diversi comuni, anche importanti.
E’ fondamentale il seguente dettaglio per i ricorsi contro le multe da autovelox. La notifica è valida quando è consegnata entro 90 giorni al servizio postale, non quando viene effettivamente recapitata al destinatario. Quindi se Poste italiane consegna la raccomandata in ritardo, non si può fare ricorso contro i termini di notifica scaduti. Però i 60 giorni per ricorrere eventualmente al Prefetto (o 30 se si sceglie il Giudice di pace) contro il contenuto della multa partono dal momento in cui il destinatario effettivamente riceve il verbale, quindi non perde il diritto di ricorso per i ritardi postali.
QUANDO PARTE L’ACCERTAMENTO, IL CASO DEGLI AUTOVELOX
L’inghippo sulle notifiche oltre i 90 giorni è nato principalmente a causa dell’avidità e dell’inefficienza dei comuni. Un caso plateale è quello del Comune di Milano. Quando durante la giunta Pisapia sono stati installati diversi nuovi autovelox in punti strategici (per la possibilità d’incasso), la pioggia di contravvenzioni automatiche risultante è stata così abbondante da avere messo in crisi il comando di Polizia locale, che è stato letteralmente sommerso dai verbali da compilare.
Allora il Comune meneghino, prontamente imitato da molti altri, ha deciso di far partire il conteggio dei 90 giorni della notifica non dal momento della violazione, ma dal momento in cui i funzionari hanno realmente messo mano alla pratica; sfruttando in modo molto furbo l’espressione “entro novanta giorni dall’accertamento” contenuta nell’articolo 201. Sono arrivate così tonnellate di verbali ai destinatari anche molto tempo dopo i 90 giorni dalla violazione.
I cittadini hanno giustamente presentato altrettante tonnellate di ricorsi. I giudici di pace e anche la Cassazione hanno cancellato sistematicamente gran parte di quelle multe perché lo stesso articolo 201 qualche riga più avanti, come abbiamo scritto sopra, dice che i 90 giorni partono dal momento in cui la pubblica amministrazione è in grado di procedere all’identificazione del trasgressore.
Poiché la multa con autovelox è accompagnata da una fotografia che mostra la targa del veicolo, l’amministrazione è immediatamente in grado d’identificare il trasgressore collegandosi all’archivio del PRA. Se lo fa in ritardo per inefficienze proprie, non deve andarci di mezzo il cittadino.
Per chi abbia la curiosità di approfondire, può essere utile leggere la sentenza della Cassazione numero 22837/14 del 20/10/2014. Inoltre lo stesso ministero dell’Interno alcuni giorni dopo, attraverso la nota numero 0016968 del 7/11/2014, ha espressamente sottolineato che il giorno da cui parte il conteggio dei 90 giorni per consegnare la notifica “non può essere che individuato in quello della commessa violazione“.
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