Sono rientrati questa mattina gli italiani che si trovavano bloccati in Niger in seguito al colpo di Stato. Alle 5 il loro aereo è atterrato a Ciampino.
All’interno del volo speciale c’erano 36 cittadini italiani e un gruppo di stranieri che hanno chiesto di poter lasciare il Paese africano in seguito alle proteste di questi giorni. Nel frattempo sono atterrati a Parigi anche i primi voli francesi e altri europei. La situazione rimane delicata ma a quasi una settimana dal golpe che ha portato a uno stravolgimento nella presidenza della nazione, sono stati riaperti i confini terrestri e aerei con cinque Paesi limitrofi. Sono stati giorni agitati, di coprifuoco e rivolte armate ma in questo contesto l’Italia ha saputo lavorare bene per portare a casa, in salvo, gli italiani presenti nel Paese. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso piena soddisfazione: “L’Italia ha fatto una bella figura ancora una volta. La nostra ambasciata resterà aperta”.
Sono giorni molto difficili in Niger sul piano politico, infatti il 27 luglio c’è stato un colpo di Stato alle prime ore della giornata. I militari hanno rimosso dal ruolo di presidente della nazione, Mohamed Bazoum, poi hanno annunciato la cosa alla televisione nazionale confermando le agitazioni e spiegando che i confini sarebbero stati chiusi. Fra le altre cose, è stato applicato il coprifuoco sul territorio nazionale.
La nazione è in mano ai militari golpisti, fra la preoccupazione di Onu e dei vari Paesi che comunque sono interessati dalla vicenda perché nel territorio sono presenti dei connazionali. Fra questi appunto l’Italia, che ha seguito tutti i retroscena di quello che viene definito come un tentativo di eliminazione della democrazia in Niger.
Sebbene in un primo momento siano arrivate le parole di Tajani, che ha affermato che tutti i connazionali erano nelle loro abitazioni al sicuro, la preoccupazione era molta, C’è da dire che nel Paese africano è presente anche un commando militare italiano.
La tensione resta alta dopo la deposizione di Bazoum, democraticamente eletto e filo-occidentale. Un uomo scomodo a molti, rimosso dall’incarico con la violenza da coloro che invece affermano di aver agito per salvare la patria per conto del Consiglio nazionale conosciuto con l’acronimo CLSP.
La giunta militare Abdourahmane Tchiani, ha trovato largo consenso e sostegno nei Paesi limitrofi che a loro volta sono sotto la guida di regimi golpisti, ad esempio il Burkina Faso e il Mali, però gli occidentali si sono mossi per andarsene, comprensibilmente.
Oggi è una giornata importante perché come dicevamo in apertura, sono atterrati diversi voli di rimpatrio fra cui quello atterrato poco dopo le 5 del mattino all’aeroporto romano di Ciampino, dove 36 italiani sono stati accolti da Tajani e dall’incaricato d’affari Usa a Roma, il tutto sotto l’occhio vigile delle autorità e dell’unità di crisi.
Oltre ai nostri connazionali, anche un piccolo gruppo di stranieri che hanno chiesto di poter lasciare il Niger con il Boeing 767 messo a disposizione dall’Aeronautica Militare e dal governo italiani, partito da Niamey.
In totale sull’aereo c’erano 87 persone: 36 italiani, 21 americani, 4 bulgari, 2 austriaci, un nigeriano, un nigerino, un senegalese e un ungherese, oltre ovviamente l’equipaggio e il personale militare. Il ministro degli Esteri ha atteso tutti sotto le scalette dell’aereo accogliendoli con strette di mano e scambiando alcune brevi parole.
Poco dopo i saluti di rito è stato intervistato dai giornalisti presenti sul posto, ai quali ha espresso soddisfazione perché l’Italia è riuscita a portare a casa tutti coloro che ne avevano fatto richiesta, poi ha ringraziato l’unità di crisi, l’ambasciata italiana in Niger, le forze armate e l’Aeronautica.
Poi ha continuato dicendo che insieme alla presidente del Consiglio Meloni, ha seguito tutto quello che stava accadendo in Niger. Le operazioni sono state portate avanti in maniera ordinata e si continua a lavorare per la soluzione diplomatica, mentre ad esempio sembrava che la Francia dovesse intervenire militarmente, cosa che poi è stata smentita.
L’Ambasciata italiana rimane aperta per seguire i connazionali che invece hanno deciso di rimanere in Niger, poiché la priorità è la sicurezza di tutti gli italiani, a prescindere dalla decisione che hanno preso dopo il golpe. Tajani si riferisce nel suo intervento non solo ai civili ma anche al personale militare.
Sul Paese africano, il ministro degli Esteri ha spiegato: “Vedremo cosa succederà, noi siamo favorevoli a una soluzione diplomatica per ripristinare la democrazia, per questo motivo l’ambasciata è aperta. Seguiamo coloro che sono rimasti e al momento posso dire che non sono in pericolo e la situazione è sotto controllo. Molti connazionali erano già partiti prima del colpo di Stato, soprattutto i giovani che hanno finito la scuola”.
Anche la Francia ha riportato a casa alcune persone, il primo aereo è atterrano questa notte all’aeroporto Charles de Gaulle, con a bordo 262 persone. Anche in questo caso, oltre ai francesi, sull’Airbus A330 c’erano cittadini di altri Paesi (nigerini, portoghesi, etiopi, libanesi e belgi). Poi il secondo volo, che ha riportato a casa altri cittadini e altri stranieri e Parigi ha detto che sei 1.200 cittadini francesi iscritti negli elenchi consolari in Niger, sono la metà quelli che hanno fatto richiesta di poter tornare in patria.
Sono anche altri i Paesi europei che stanno aiutando i connazionali a rientrare ma la situazione della Francia è particolarmente delicata perché pochi giorni fa l’ambasciata in Niger è stata assaltata al grido di “Abbasso la Francia” e “Viva Putin”. Così sono stati organizzati voli in partenza da Niamey per evacuare i propri cittadini, stessa cosa che stanno facendo la Germania e la Spagna.
In questo clima agitato, è passata una settimana dal colpo di Stato che ha rovesciato il presidente democratico Bazoum ma i confini terrestri e aerei del Niger stanno riaprendo man mano. Lo ha annunciato uno dei militari golpisti alle emittenti nazionali, citando i luoghi verso cui le frontiere, chiuse da mercoledì, sono state riaperte: Ciad, Mali, Libia, Algeria e Burkina Faso.
L’apertura è arrivata pochi giorni prima dell’ultima data imposta per ripristinare l’ordine costituzionale, dalla Comunità economica degli Stati d’Africa occidentale, ovvero l’Ecowas, la quale non ha escluso l’uso della forza se questo termine non veniva rispettato. Stanno crescendo anche a livello internazionale le pressioni sui militari golpisti, infatti Ue, Germania e Francia hanno sospeso gli aiuti in Niger, che ricordiamo è una regione che economicamente dipende dagli alleati stranieri.
La nazione continua a essere in mano ai soldati e il coprifuoco, scattato nella stessa giornata del golpe dalle 22 alle 5 del mattino, è ancora in vigore. Nell’annuncio fatto alla televisione locale, il comando ha annunciato anche lo scioglimento della Costituzione e la sospensione delle istituzioni all’interno della nazione.
Fra i golpisti c’è anche il colonnello Amadou Abdramane e proprio lui, ha detto delle parole molto chiare: “Noi, le forze di sicurezza e difesa, abbiamo deciso di porre fine al regime che conoscete perché sta provocando il deterioramento della sicurezza del Paese e la scarsa governance economica e sociale”. Nel suo discorso ha invitato poi i Paesi esterni e i partner a non interferire.
Le agitazioni si concentrano soprattutto intorno al palazzo presidenziale a Niamey, circondato dai membri della guardia presidenziale che hanno dato il via all’ammutinamento. Bazoum è un alleato chiave per i Paesi occidentali nella lotta contro la militanza islamica che si trova in Africa occidentale, secondo quando appreso sulel motivazioni del golpe, ci sarebbe l’intenzione di quest’ultimo di voler destituire Tchiani, comandante della guardia presidenziale diventato ormai agli occhi di tutto il generale golpista.
Da giorni si parlava di un golpe, tanto che poco prima di ciò che è accaduto, il segretario americano Blinken aveva avuto un colloquio con Bazoum nel quale aveva espresso sostegno in caso di attacco. Sono arrivate parole di solidarietà e sostegno anche da Guterres e altre personalità politiche da tutto il mondo.
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