Ha fatto valere il suo vecchio contratto di assunzione e si è rifiutata di lavorare la domenica di San Silvestro, venendo trasferita pochi giorni dopo a quasi cento chilometri di distanza. Una dipendente dell’Eurospin di Susa, in provincia di Torino, è al centro della vicenda che vede contrapposta da una parte la nota catena di supermercati e dall’altra colleghi e sindacati della donna che si sono schierati al suo fianco. Tutto è iniziato il 14 dicembre quando la donna, 40 anni, due figli e un marito disoccupato, che lavora nel reparto ortofrutticolo da 12 anni, ha deciso di far leva sul suo contratto che prevede l’obbligo del riposo nei giorni festivi e la sola scelta da parte dei lavoratori di lavorare le domeniche. Il giorno dopo l’ispettore Eurospin le ha comunicato che dal 18 dicembre avrebbero avuto bisogno di lei nella sede di Cuorgnè, a 98 chilometri dall’attuale sede lavorativa.
Il provvedimento però viola il contratto della 40enne che vieta trasferte così distanti. In più, ha raccontato la donna alla stampa, le avevano chiesto degli orari strani, dalle 16 alle 20:30, costringendola a tornare a casa in tarda serata lungo strade non sempre agevoli, specie d’inverno.
Il giorno del trasferimento, lunedì 18, si è comunque presentata alla sede di Susa, come negli ultimi 12 anni; quando l’ispettore la vede e le dice che deve assolutamente andare alla sede di Cuorgnè ha una crisi di ansia e sviene tra i banconi del supermercato, con i clienti che assistono alla scena.
Ricoverata in ospedale, la diagnosi è “stress da lavoro”: il referto indica chiaramente che lo stato d’ansia che ha causato il malore è dovuto alla situazione lavorativa e i medici le prescrivono una settimana di assoluto riposo.
“C’è stato un accanimento contro di me – ha spiegato la donna – amo questo lavoro e dò l’anima per il supermercato, ma sembra che sia stata proprio una ritorsione”, dice, ricordando che già lo scorso anno era stata trasferita per due giorni in un altro supermercato dopo essersi rifiutata di fare un corso a Verona. “In quel caso avevo subito accettato perché era vicino, ma adesso è troppo, non ce la faccio più”, confessa.
La donna non è l’unica ad aver detto no alla domenica lavorativa. Come lei altre due colleghe su 10 hanno fatto valere il loro contratto per cui il turno nei giorni festivi è possibile solo se volontario: ora la dipendente è tornata a lavorare nella sede di Susa e nessuno le ha detto qualcosa.
Secondo la Cisl, non sarebbe neanche la prima volta che Eurospin usa metodi simili. “‘Eurospin ha compiuto un atto scorretto e di prepotenza contro una donna, questa storia è già in mano al nostro avvocato e non finisce qui”, ha dichiarato Sabatino Basile, responsabile torinese di Fisascat Cisl. “Da tempo questo marchio importante della grande distribuzione ha atteggiamenti ostili verso i lavoratori che si rifiutano di lavorare la domenica”, continua il sindacalista. La catena inoltre”obbliga i dipendenti di tutte le parti d’Italia a fare i corsi di formazione e le visite mediche a Verona, anche chi lavora in Sardegna, al posto di mandare il medico in sede come fanno gli altri supermercati”.
Del caso è stata informata anche l’assessore regionale alle Pari Opportunità, Monica Cerutti. “Credo che la lavoratrice di Susa sia ingiustamente oggetto di un atto di discriminazione. In situazioni analoghe la giustizia ha comunque dato ragione ai lavoratori. Sono però necessari interventi generali più che rincorrere i singoli casi”, ha dichiarato.
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