Doveva essere solo temporaneo, ma come sovente accade in Italia, le situazioni precarie tendono ad essere procrastinate nel tempo, e così un deposito radioattivo a Taranto, con al suo interno circa 17mila fusti di scorie tossiche, attende da anni una bonifica. La questione, sepolta tra i mille problemi della città alle prese con l’Ilva, torna in auge dopo un’interrogazione parlamentare, che ha voluto richiamare la vicenda all’attenzione del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, potrebbe ora forse giungere ad una svolta, ma tra le promesse ed i fatti c’è ancora molta strada da fare. Non bastasse la mappa dell’ecomafia sul nostro territorio, lo Stato con le sue inadempienze ci mette un ulteriore carico di gravità.
Il sito della Cemerad, nel comune di Statte alle porte di Taranto, ospita per la precisione 16.724 fusti: di questi 3.344 contengono rifiuti radioattivi mentre nei restanti 13.380 i rifiuti presenti sono decaduti. L’allerta ambientale è massima, e il ministro Galletti, rispondendo all’interrogazione parlamentare, ha promesso interesse alla vicenda da parte del governo: nel frattempo il presidente della commissione Ecomafie, Alessandro Bratti, ha voluto rivolgersi direttamente al premier Matteo Renzi, spiegandogli che ‘questa è una situazione da risolvere non in breve ma in brevissimo tempo, per non dire dopo l’avevamo detto‘. Bratti ha voluto inoltre ricordare che il deposito si trova a soli 15 chilometri dall’Ilva: cosa succederebbe in caso di un incidente presso questa vera e propria bomba ecologica?
Durante il dibattito parlamentare, il ministro Galletti ha dichiarato che i Vigili del fuoco stanno predisponendo il Piano di emergenza da attuare in caso di incidenti al deposito, inoltre ha riferito che per ‘il capo della Protezione civile la soluzione definitiva del problema deve trovare opportuna copertura finanziaria nelle risorse ordinarie della regione Puglia e delle altre amministrazioni locali interessate‘. La società di riferimento, la Cemerad srl, è fallita nel 2005: operava nel delicato settore della raccolta dei rifiuti radioattivi da applicazioni medico-industriali. Il deposito risulta da dieci anni sotto sequestro preventivo da parte delle autorità, con affidamento in custodia giudiziaria all’assessore all’ecologia del comune di Statte: tre anni fa anche l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ha compiuto un sopralluogo per verificare lo stato della situazione. Ora si studiano le soluzioni possibili, se caratterizzare in loco e successivamente smaltire i rifiuti, oppure allontanare subito tutti i fusti dal deposito. In ogni caso il tempo scorre e la politica è chiamata a fornire risposte concrete ed efficaci.
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